Page 46 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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               L’«Archivio  della  guerra»  era  stato  costituito,  ufficialmente,  nel  1854,  a
            seguito della riforma cavouriana del 1853 che aveva trasformato la configurazio-
            ne  dell’amministrazione  centrale  dello  Stato  sabaudo  e,  conseguentemente,
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            imposto la necessità di riorganizzare la documentazione degli uffici . Vi erano
            così confluiti gli antichi atti amministrativi del Ministero della guerra e gli archi-
            vi dell’Azienda generale d’artiglieria, fortificazioni e fabbriche militari, dell’A-
            zienda generale di Guerra e dell’Ispezione generale delle leve; e, ancora, gli atti
            legislativi e amministrativi prodotti a partire dalla metà del Cinquecento e relati-
            vi alle armate (imprese, ordinamento, armamento, stato militare dei componenti,
            vettovagliamento), alla giustizia penale militare, al sistema di difesa delle fron-
            tiere e delle coste, allo sviluppo delle piazzeforti, agli interessi del Demanio e dei
            privati in materia di possessi, espropriazioni e servitù militari. Le vicende suc-
            cessive, che portarono al versamento di questo importante corpus documentario
            all’Archivio  di  Stato  di  Torino,  sono  collegate  alla  soppressione  dell’Ufficio
            archivi del Ministero della guerra, decisa con dispaccio del 20 mag. 1872, n. 290,
            dal  ministro  Cesare  Ricotti.  Questo  assegnò  al  luog.  gen.  Clemente  Gustavo
            Deleuse, allora direttore responsabile dell’Ufficio archivi, il compito di elabora-
            re proposte per realizzare il progetto entro la data stabilita. Inoltre, Ricotti dava
            delle  indicazioni  operative  da  seguire  per  concludere  l’operazione  in  maniera
            efficace. Si trattava di aggregare la documentazione in tre nuclei distinti: carte e
            registri «d’un’utilità riconosciuta, ed ai quali si abbia a ricorrere con qualche
            frequenza, ritenuti perciò da conservarsi al Ministero e da far passare all’Ufficio
            archivi di Firenze» e, successivamente, a Roma; carte e registri «che possono
            interessare la storia e possono ancora essere utilmente consultati, ed i quali quin-
            di sono da depositarsi all’Archivio generale dello Stato», ovverosia all’Archivio
            di Stato di Torino; carte e registri «ormai divenuti inutili, perché non si ha più a
            ricorrere ad essi né nell’interesse del Ministero, né in quello dei privati. Tali carte
            e registri sarebbero da mettersi in vendita per essere quindi macerati».
               Nella sua dettagliata relazione finale, inviata al ministro, Deleuse evidenziava
            una serie di questioni problematiche: la complicazione nello stabilire quali regi-
            stri e quali carte dovevano essere classificati tra quelli di maggiore utilità e quin-
            di da trasferire a Firenze e poi definitivamente a Roma; la considerevole quanti-
            tà di risorse economiche necessarie per il trasporto e la sistemazione temporanea
            della  documentazione  a  Firenze;  l’esigenza  di  aumentare  il  personale  esperto
            presso l’archivio provvisorio della città toscana per effettuare, nel miglior modo




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               Cfr. l. 23 mar. 1853, n. 1483, sul riordinamento dell’amministrazione centrale e della con-
               tabilità generale dello Stato, e regolamento per l’esecuzione del titolo primo della legge,
               approvato con il r.d. 23 ott. 1853, n. 1611.
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