Page 156 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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e abbasso, ed invece di estinguerla l’acqua l’alimentava   fuoco greco senza poterne indovinare la composizione.
                 e le cresceva attività: non v’erano che la sabbia, l’orina,   Finalmente fu scoperta o indovinata dai Musulmani, i
                 e l’aceto che potessero mitigare la furia di quel formi-  quali poi, nelle guerre della Sorìa e dell’Egitto, rivolsero
                 dabile agente, dai Greci giustamente chiamato fuoco li-  contro i cristiani quel flagello che contro di loro avean
                 quido, o fuoco marittimo. Si adoperava con pari succes-  quelli inventato. Un cavaliere, che non curava le spa-
                 so contro il nemico, in mare e in terra, nelle battaglie e   de nè le lancie de’ Saracini, racconta candidamente lo
                 negli assedii. Si versava dall’alto delle mura mercé d’u-  spavento ch’egli ebbe, del pari che i suoi compagni, alla
                 na grande caldaia. Si gettava in palle di pietra o di ferro   vista e allo strepito della funesta macchina che vomita-
                 arroventate, o pure si lanciava sopra strali e chiaverine   va torrenti di fuoco greco, così tuttavia nominato dagli
                 coperte di lino e di stoppe, molto imbevute di olio in-  scrittori francesi. Giugneva esso fendendo l’aria, dice
                 fiammabile; altre volte si deponeva in brulotti destinati   Joinville, sotto la forma d’un drago alato con lunga coda,
                 a portare in maggior numero di luoghi la fiamma divo-   e grosso quanto una botte; faceva il rimbombo del ful-
                 rante; per lo più lo faceano passare attraverso lunghi   mine, era celere come il lampo, e colla sua orribile luce
                 tubi di rame collocati nella parte anteriore d’una galea,   dissipava le tenebre della notte. L’uso del fuoco greco, o
                 la cui estremità, figurando la bocca di qualche mostro   come potrebbe oggi appellarsi del fuoco saracino, con-
                 selvaggio, parea che vomitasse torrenti di fuoco liqui-  tinuò sin verso la metà del secolo quattordicesimo...” 3
                 do. Quest’arte di gran momento era accuratamente cu-
                 stodita in Costantinopoli come il Palladio dello Stato.
                 Quando l’imperatore prestava le galere e l’artiglieria   La polvere pirica come propellente
                 ai suoi alleati di Roma, non si pensava certamente a
                 svelare ad essi il segreto del fuoco greco, e l’ignoran-  Di certo quale che ne fosse la ricetta tra i presunti ingre-
                 za e lo stupore aumentavano e trattenevano il terror   dienti compaiono sempre lo zolfo, la calce viva, la polvere
                 dei nemici. Uno degli imperatori nel suo Trattato sulla   di carbone ed il salnitro, prestandosi perciò a costipare un
                 amministrazione dell’impero, accenna le risposte e le   segmento di canna e facendolo volare una volta acceso,
                 scuse colle quali si può eludere l’imprudente curiosità,   con un inconfondibile stridio.
                 e le importune istanze dei Barbari…                    Ancora una volta i Cinesi sembrano essere stati i primi
                 Dalla pece e da altri consimili alberi, sempre verdi, si   a costruire tali ordigni e a servirsene sistematicamente nei
                 raccoglie una stilla non ardente. Questa pestata col zolfo   combattimenti, stabilizzandone il volo con una sottile e
                 si lancia nei tubi delle canne, e si soffia colla bocca ed   lunga cannuccia posteriore. Di certo, agli inizi del XIII
                 esce col fiato. Altrove ella fa menzione della proprietà   secolo, alcuni alchimisti iniziarono a discettare di polveri
                 d’ardere… nel piano e dalle bande. Leone, al capo deci-  non solo capaci di bruciare con grande fumo, ma anche
                 monono della sua Tattica parla della nuova invenzione   con grande strepito, se racchiuse in un cartoccio. Il più
                 del… fuoco con fragore e con fumo. Queste sono testi-  noto fra loro fu senza dubbio il celebre frate Ruggero Ba-
                 monianze originali e di persone d’alto affare. Costantino   cone (1214-1292), che scrisse:
                 VII Porfirogenito… raccomanda che si dica che un ange-
                 lo rivelò il mistero del fuoco greco al primo e al massimo   …esservi miracoli che pur sono effetti naturali, percioc-
                 dei Costantini, ordinandogli espressamente di non mai   ché si possono generare tuoni e lampi in aria molto più
                 comunicare alle nazioni estere questo dono del cielo, e   orribili di quelli operati dalla natura, giacché una picco-
                 questa grazia speciale conceduta ai Romani; che sono    la quantità acconciamente preparata e del volume di un
                 obbligati del pari il principe e i sudditi a serbare in pro-  pollice rumoreggia e lampeggia in modo straordinario .
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                 posito un religioso silenzio, mancando al quale sareb-  Più esplicitamente ancora, affermava che:
                 bero esposti alle pene temporali e spirituali destinate al
                 tradimento e al sacrilegio; che così fatta empietà tirereb-
                 be subito addosso al reo la prodigiosa vendetta del Dio   3  La citazione è tratta da e. giBBon, Storia della decadenza e caduto
                 de’ cristiani. Queste precauzioni fecero sì che i Romani   dell’impero romano, trad. G. Frizzi, ed. Torino 1967, vol. III,cap.
                 dell’oriente fossero padroni del lor secreto per quattro   52, p. 2152-54.
                 secoli, e alla fine dell’undecimo i Pisani, avvezzi a tutti   4  La citazione è tratta da e. Bravetta, L’artiglieria…, cit., p. 41 e fu
                 i mari e pratici di tutte le arti, si videro fulminati dal   scritta da Ruggero Bacone nella sua epistola “De Secretis Operibus
                                                                       Arti set Naturae Magie” verosimilmente antecedente al 1249.




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