Page 155 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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Formi Vulcan diversi giri e scorra
                 Per quei legni impunito, e scherzi intorno
                 L’accesa vampa a le dipinte travi,
                 E gli incendi volanti, ai quali natura
                 Non permette dimore, fedelmente
                 Senza danno apportar, vadano errando
                 Per le torri innocenti… 2


                 Facile riconoscere in quegli incendi [o fuochi] volanti dei
               razzi pirotecnici lanciati da apposite strutture degli anfite-
               atri, genericamente definite torri. Del resto, quasi un mil-
               lennio dopo, si definivano cartocci da volare dei rudimen-
               tali razzi a polvere pirica, utilizzati soltanto a scopo ludico.
                 Per avere, però, la certezza di una mistura in grado di
               bruciare sott’acqua bisogna attendere il VII secolo ed il
               fuoco greco. In molte descrizioni contemporanee si fa si-
               stematicamente riferimento alla sua notevole violenza del-
               la proiezione dal tubo del sifone di lancio e, soprattutto,
               all’assordante  boato che  l’accompagnava.  Ignota  la sua
               composizione di dettaglio, segreto militare per antonoma-
               sia, sebbene, la discordanza delle testimonianze lasci pro-
               pendere piuttosto che per una singola tipologia, per una
               gamma di prodotti pirofori, liquidi e solidi, singolarmente
               approntati per un preciso impiego. In alcuni si sono rav-
               visati gli effetti tipici dell’esplosione della polvere pirica
               all’interno di un tubo: in tal caso si sarebbe avuto, oltre
               a una ricomparsa della combustione sott’acqua, anche il
               manifestarsi della spinta dinamica. Così Gibbon in merito:

                 “Dalle parole oscure, e forse fallaci che si lasciano sfug-
                 gire dalla penna, si potrebbe essere indotti a credere che
                 la nafta, ossia il bitume liquido, olio leggiero, tenace e
                 infiammabile che sgorga dalla terra e che s’infiamma al
                 tocco dell’aria, fosse il primario ingrediente del fuoco
                 greco. La nafta, non so in che modo e in che proporzione,
                 si mescolava col zolfo e colla pece che si cava dai pini…
                 [Anna Comnena ha squarciato in parte questo velo
                 da una] esplosione fragorosa, usciva una fiamma ar-
                 dente e durevole, che non solo si alzava in linea perpen-
                 dicolare, ma che colla stessa forza abbruciava di fianco



               2  La citazione è tratta da e. Bravetta, L’artiglieria e le sue meravi-
               glie, Milano 1919, p. 34.

               Nella pagina a fianco: una moderna versione della cosiddetta “can-
               dela romana”.
               A fianco, dall’alto: dettagli da illustrazioni tratte da manoscritti me-
               dievali raffiguranti l’utilizzo del fuoco greco, e reperti archeologici di
               granate incendiarie.




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