Page 150 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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Il diesel per aviazione
Se il motore a vapore vantava una minor infiammabilità
del tradizionale motore a scoppio alimentato con benzina
avio, anche per ridurre quel grave problema si studiò l’a-
dozione del gasolio ed, ovviamente, l’adozione del motore
diesel in aviazione, che garantiva pure una sensibile ridu-
zione del consumo di carburante. Un esempio al riguardo
si coglie nel nove cilindri stellare costruito dalla Packard.
Non godette però dell’apprezzamento dei piloti essendo
scosso da frequenti e rilevanti vibrazioni, che, nei casi peg-
giori, danneggiavano seriamente la cellula persino degli imbattuto. Anche in Italia si progettarono vari motori die-
aerei più solidi. sel per aviazione: in particolare lo fece la FIAT realizzando
Ciononostante un motore del genere istallato su di un l’A.N.1 un sei cilindri in linea capace di erogare a 1700 giri
monoplano Bellanca, fabbrica che prendeva nome dal suo al minuto circa 220 CV. Impiegato per alcuni voli di lunga
fondatore italiano, l’ingegner Giuseppe Mario Bellanca, distanza non dette tuttavia significativi riscontri positivi
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nel 1931 conquistò il primato di volo senza rifornimento, per cui finì abbandonato.
restando in aria per quasi 85 ore, primato peraltro ancora
Per approfondimenti sull’ing, Bellanca cfr. a. soldano, Giuseppe
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Mario Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti, Roma 2013.
Scomparso dagli aerei, sempre grazie alla sua bassa in-
fiammabilità il motore diesel ricomparve sui dirigibili, for-
nendo in alcuni casi prestazioni notevoli come ad esempio
il LOF 6 della Daimler Benz, un sedici cilindri a V a quat-
tro tempi con una erogazione di 1.200 CV per 2 tonnellate
di peso. Scarso il consumo di carburante, pari a circa 2
quintali per ora di moto alla massima potenza e di un quar-
to in meno a quella di crociera: non a caso fu scelto per
spingere l’Hindenburg.
Di motori diesel ne costruì pure la Junkers a partire
dal 1929, fino al 1944, ma nonostante fossero delle otti-
me macchine non ebbero mai un vero successo. In alcuni
ricognitori per le riprese d’alta quota, quali lo Ju 86 P,
contribuì non solo alla notevole autonomia di volo, ma
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