Page 56 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
P. 56
Chiocciola ed elica
L’aerostato ad aria calda non serviva a molto, al pari
di un otre gonfio sull’acqua di uno stagno: per trasfor-
marsi in una vera aeronave occorreva poterlo governare
con degli organi propulsori e direzionali. Dopo una serie
di patetici quanto improbabili traini volanti, immaginati
con grandi uccelli aggiogati al posto dei cavalli, di as-
surde vele o di ridicoli remi aerei, si cambiò finalmente
e decisamente strada. Tra la fine del ’700 e la metà del
secolo successivo, infatti, sebbene i progressi nel settore
aerostatico fossero modestissimi, il tentativo di rendere
quei goffi palloni qualcosa di più di semplici ascensori
in balia del vento, e al contempo di contenere le perdi-
te umane via via crescenti, spinse a studiare, elaborare,
perfezionare e quindi adottare soluzioni che resteranno
basilari nell’aviazione, anche quando mongolfiere, aero-
stati e dirigibili saranno ormai solo un romantico ricor-
do. Promesse che diverranno presto altrettante premesse
per la nascente aviazione, prime fra tutte l’elica e il para-
cadute, quindi il razzo e non ultimi dei precipui impieghi
del volo mai più dismessi, come la ricognizione ed il ri-
levamento fotogrammetrico. Queste i relativi esordi, non
di rado lontanissimi dalle rispettive connotazioni aeree a
noi più familiari.
Sul finire del XVIII secolo, infatti, si realizzò che, se il
moto dell’aria poteva far girare un’elica di mulino, que-
sta a sua volta girando poteva far muovere l’aria! Per la
rilevanza che l’elica rivestirà nella propulsione aerea è
giustificata una digressione a partire dal ruolo inventivo
che ebbe il celebre Archita di Taranto, per quanto se ne sa
nato a Taranto intorno al 430 a.C. e perciò quasi coetaneo
di Platone nato nel 428. Frequentò la scuola pitagorica,
forse come discepolo di Filolao, e percorse una brillante famosissima quella sulla sua colomba volante che così è
carriera sia scientifica che politico-militare. Per ben sette menzionata da Aulo Gellio:
9
volte fu stratega di Taranto, come dire massimo esponen-
te politico e militare di una delle maggiori talassocrazie Non soltanto parecchi autori greci di chiara fama ma
dell’antichità, dovunque temuta e rispettata. Ma fu anche persino il filosofo Favorino, meticoloso studioso dell’an-
un accorto studioso che compose diversi trattati sulle sue tichità, testimonia con assoluta certezza che Archita co-
approfondite ricerche di fisica e meccanica applicata. Di struì secondo alcune regole di ingegneria un oggetto a
essi, purtroppo, quasi nulla ci è pervenuto direttamente e forma di colomba e questa colomba volò. È evidente che
quello che sappiamo va ascritto alle innumerevoli citazio- essa era equilibrata perfettamente grazie a contrappesi
ni posteriori e alle tante presumibili estrapolazioni come e nascondeva al suo interno la ragione del fiotto d’aria
che le consentiva il volo… [ma] una volta a terra la
colomba non si sollevava più” 10
9 Per approfondimenti sulla figura di Archita cfr C. Del GrAnde,
Archita e i suoi tempi, Taranto 1955; A. Olivieri, Su Archita taranti-
no, memoria letta all’Accademia Pontaniana il 14 giiugno 1914; A. 10 Aulo Gellio, Le notti attiche, a cura di l. ruscA, Milano 1969
TAGliente, La colomba di Archita, Taranto 2011. cap. 12, p. 279.
5 6 IL SOGNO DEL VOLO

