Page 60 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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Gira l’elica
Molto più grande del suo lontano archetipo, l’elica ae-
rea ricomparve nel 1784 ad opera di un francese di nome
Vallet: girava azionata a mano e paradossalmente serviva,
o per meglio dire avrebbe dovuto servire, a spingere un
battello. Nello stesso anno Jean-Pierre Blanchard adattò
l’elica per primo ad un mezzo aereo, un aerostato, e lo
chiamò Moulinet, il che lascia motivatamente propendere
per la supposizione suggerita dalle stampe dell’epoca che
si trattasse piuttosto di una girante di mulino eolico che
di un’elica propriamente detta: del resto l’elica, anche per
impiego navale, era ancora da venire. La mancanza di una
idonea forza motrice impedì la costruzione realizzazione
del Muolinet ma non scoraggiò i suoi inventori e i loro
numerosi emuli, che continuarono ad applicare eliche ai
palloni con esiti sempre risibili, quando non con tragici
epiloghi sempre più frequenti, che determinò lo studio di
un vero paracadute individuale. Nel 1785 Blanchard munì
un altro pallone di eliche, governali e remi ed insieme a un
suo amico inglese attraversò la Manica, anche a costo di
gettare tutta la zavorra e persino gli effetti personali per
alleggerire il pallone. Ovviamente fu il vento costante a
produrre il felice esito, rivelandosi del tutto inutili remi
e governali. Di eliche, sempre azionate a mano, si tornò
a parlare nel 1793, quando Jean Baptiste Marie Meusnier
(1754-1793) progettò un embrionale dirigibile mosso da
tre eliche, che lui definì rames tournat, remi ruotanti, con-
cetto che ben si attagliava ad una ventola.
La sua mongolfiera di 18 m di lunghezza per 12 di dia-
metro, che per la sua forma allungata anticipa i futuri di-
rigibili, venne dotata di un dispositivo di regolazione della
quota di volo. Per la stessa il Meusnier, che di lì a breve sa-
rebbe morto col grado di generale della Repubblica all’as-
sedio di Magonza del 1793, progettò, come accennato,
l’impiego di tre grosse eliche, sebbene il vero problema,
al di là dell’ organo di propulsione, restasse il propulsore.
Da quelle sue idee, infatti, aveva elaborato due progetti di
aerostati aventi la forma di un ellissoide allungato, entram-
bi i quali potevano scendere a terra e la stessa navicella era
stata costruita in maniera di poter servire da imbarcazio-
ne per la navigazione nel caso in cui si fosse stati costretti
ad un ammaraggio. Per fornire al pallone un movimento
autonomo rispetto ai venti Meusnier si sarebbe avvalso di In alto: schema di funzionamento di un’elica in acqua.
remi a forma di eliche che l’equipaggio avrebbe posto in Sopra: l’aerostato Compte d’Artois di Alban e Vallet munito di eliche.
Nella pagina a fianco: in alto a sinistra, l’aerostato quasi dirigibile di
rotazione. Jean Baptiste Marie Meusnier; in alto a destra, schema di battello con
Dunque è a Meusnier che spetta l’onore di aver appli- l’elica progettata da Charles Dallery; in basso, il dirigibile del Giffard
cato l’elica alla navigazione aerea sebbene vada ricordato in una stampa della seconda metà del XIX sec.
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