Page 62 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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sua volta un rudimentale motore a vapore. Questo a fronte   Il dirigibile del Giffard, di tipo floscio ovvero senza alcuna
               dei suoi 150 kg erogava una potenza di 3 hp, ponendo in   intelaiatura interna, era lungo circa 44 m, per un diametro
               rotazione un’elica a due pale di oltre un paio di metri di   massimo  d’una  dozzina,  con  volume  complessivo  di  mc
               diametro. L’insieme avrebbe dovuto navigare liberamen-  2.500, e montava una macchina a vapore a caldaia verti-
               te, prestazione che invece un leggero vento frustrò senza   cale capace di erogare 2kw pari a circa 3 hp, con un peso
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               pietà, allora come di lì a tre anni!                    di circa 150 kg, praticamente 50 kg a cavallo,  potenza
                 La  concezione  tuttavia  era  esatta,  tant’è  che  meno  di   assolutamente risibile dal nostro punto di vista ma all’epo-
               trent’anni dopo un altro dirigibile, dimostrò di essere re-  ca affatto trascurabile, per una velocità massima di circa 9
               almente tale sotto la spinta impartitagli da un’elica mossa   km/h. Constava di un unico cilindro ed era stata costruita
               da un motore elettrico di appena 9 hp. Quella rozza mac-  su progetto dello stesso Giffard. La propulsione era otte-
               china volante, che stentatamente obbediva ai comandi, era   nuta tramite un’elica di 3.3 m di diametro a quattro pale,
               comunque il frutto della stessa ispirazione: l’elica a quel   mentre un grosso timone, una sorta di vela, se ne governa-
               punto si era definitivamente imposta nella navigazione ae-  va la direzione. Dal punto di vista strutturale l’involucro
               rea, impiego che ancora non ha dimesso.                 del gas sorreggeva tramite una rete, definita gualdrappa,
                                                                       una sorta di albero sottostante orizzontale, terminante con
                                                                       la vela del timone. Dall’albero diverse corde sorreggevano
               Dirigibile a vapore                                     la navicella o gondola dove stava alloggiato il motore e, nel-
                                                                       la fattispecie anche il pilota, mantenendolo così a discreta
                 L’ingegner  Henri  Giffard  nelle  sua  carriera  di  tecnico   distanza dall’involucro, e due funi azionavano, come una
               aveva affrontato e risolto, a  proposito della macchina a   coppia di grosse briglie, il timone. Bisogna però attendere
               vapore  per  impiego  aeronautico,  il  problema  del  riscal-  il 1884, per rintracciare il primo dirigibile capace non solo
               damento dell’acqua nella caldaia, inventando una caldaia   di andare ma anche di tornare al punto esatto di partenza.
               rapida, praticamente istantanea. Il cuore dello stessa era   Il 24 settembre del 1852 Giffard salpò l’ancora dall’ip-
               il cosiddetto iniettore che permetteva all’acqua fredda di   podromo di Parigi e dopo un percorso di quasi 27 km,
               entrare in contatto con il vapore in piccole quantità, quelle   compiuto in circa 3 ore alla velocità media di 7 km/h, la
               strettamente necessarie al funzionamento dello stantuffo.   gettò a Trappes. Nel corso del volo fece compiere alla sua
               In pratica non occorreva attendere che tutta l’acqua del   aeronave una serie di evoluzioni e giri, dimostrandone così
               serbatoio giungesse a vaporizzazione, come nelle locomo-  la perfetta manovrabilità.
               tive, ma soltanto una sua minima frazione quella appun-
               to necessaria ad un singolo ciclo per volta. Il che rende-  13  Per approfondimenti cfr P. MAGionAmi, Quei temerari sulle mac-
               va istantaneo il riscaldamento e la produzione, per cui il   chine volanti, Milano 2010, 196-99.
               motore poteva prendere a girare quasi come un normale
               motore a scoppio. Tale dispositivo, noto anche come flash
               boiler, garantì al suo inventore un immenso profitto, ve-
               nendo  ancora  largamente  impiegato,  oltre  mezzo  secolo
               dopo, anche sulle locomotive ed in autotrazione, nelle pri-
               me automobili a vapore le cui prestazioni, avviamento pri-
               ma di tutto, non differivano gran che dalle coeve a benzina
               o a gasolio. Volendo fornire una descrizione meno tecnica
               della caldaia istantanea la si può immaginare come gli at-
               tuali scaldabagni istantanei a gas in cui il flusso dell’acqua,
               suddiviso in tanti piccoli tubi circondati dalla fiamma del
               bruciatore, si riscalda subito. La produzione di acqua cal-
               da avviene perciò continuamente senza limite di quantità
               e non preventivamente in quantità prestabilita, tendente
               rapidamente ad esaurirsi e ad abbassare la sua tempera-
               tura con l’immissione di altra acqua, come avviene invece   Sopra: schema di funzionamento dell’iniettore del Giffard.
               nei normali scaldabagni a caldaia.                      Nella pagina a fianco: i fratelli Tissandier alla prova del loro dirigibi-
                                                                       le. Nell’illustrazione in alto, sono a bordo della navicella.





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