Page 57 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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Ad Archita vennero perciò attribuite numerose inven-
               zioni, tra le quali la puleggia, l’aquilone, la vite e, non ulti-
               ma, la ricordata colomba volante che stupì l’intera antichi-
               tà e che tutto lascia pensare si trattasse di una vescica piena
               d’aria in grado di muoversi per reazione fino al suo esauri-
               mento. Al di là dei giocattoli capaci di sollevarsi nell’aria,
               tanto la puleggia che la vite andavano ad arricchire l’insie-
               me della catene cinematiche che, proprio in quello scorcio
               storico, iniziavano a definirsi compiutamente. Un ruolo del
               tutto speciale merita la vite e la madrevite, le quali nei venti
               secoli seguenti vennero usate solo accidentalmente in fun-
               zione di organi di accoppiamento meccanico, meglio noti
               come perno e dado, onnipresenti nella nostra civiltà. Co-
               stituirono, invece, un sistema di trasmissione del moto e,
               soprattutto, di moltiplicazione e trasferimento della forza.
               A questo punto la vera curiosità ruota intorno alla genesi
               di tale invenzione, di certo fra le più importanti dell’uma-
               nità per le infinite applicazioni. Se, infatti, alle spalle del-  steropode marino, per tutti un gustoso murice, avrà facil-
               la puleggia è agevole ravvisare il suggerimento fornito da   mente osservato che estraendo dopo la cottura il mollusco
               un rozzo albero di legno cilindrico, usurato centralmente   dalla sua conchiglia, la parte carnosa sembra svitarsi avendo
               dall’attrito di una fune, da cosa Archita poté trarre spunto   una forma spiralata. In altri termini il corpo dell’animale si
               per la vite e la madrevite? Macchine tanto elementari, ed al   comporta come la vite nella madrevite, che è rappresentata
               contempo tanto complesse da concepire e realizzare, non   dalla conchiglia stessa! Da tale osservazione alla riprodu-
               furono certamente cooptate da oggetti casualmente forma-  zione del congegno il passo, se non breve, non è però im-
               tisi o assemblatisi accidentalmente. Stando alla tradizione,   possibile! Nessuna meraviglia allora che, sperimentandosi
               e sarebbe meglio dire forse alla leggenda, peraltro abba-  la resistenza per estrarre il mollusco dalla sua conchiglia, il
               stanza plausibile, gli antichi copiarono molte delle loro in-  sistema venne inizialmente impiegato per esercitare sforzi
               venzioni direttamente dalla natura. Non manca, tuttavia,   notevoli, come ad esempio nel torchio agricolo. E questa
               una interpretazione alternativa che ritiene inverso il rap-  dovette essere la vera invenzione di Archita.
               porto  natura-invenzione:  in  altre  parole  l’identificazione   Anche  trascurando  l’elaborazione  apportata  da  Archi-
               dell’archetipo animale avvenne dopo la realizzazione tec-  mede all’invenzione di Archita, le derivazioni iniziarono
               nica, per manifesta somiglianza. Tanto per esemplificare,   rapidamente a moltiplicarsi differenziandosi per grandez-
               la macchina per sollevamento assunse il nome di gru solo   za ed applicazioni. Per la maggior parte la vite era un siste-
               dopo che se ne ravvisò la somiglianza formale con il curioso   ma di trasmissione e demoltiplicazione del moto, onde ot-
               uccello. Paradossalmente, nel caso della coclea, sono possi-  tenere una esaltazione della forza applicata. In pratica una
               bili entrambe le situazioni: in quanto vite per cinematismo   diretta antenata del nostro crick o martinetto. Tra le più
               Archita la derivò da un gasteropode, quasi certamente ma-  singolari ricordiamo alcuni strumenti chirurgici ritrovati a
               rino, e in quanto coclea per pompa idrovora Archimede la   Pompei ed Ercolano, per lo più dei divaricatori, come pure
               definì col nome del mollusco terrestre a cui somigliava! Ed   delle presse per le folloniche, o dei torchi per trappeti. E
               è forse questa doppia elaborazione che spiega il perché del   sempre più spesso la vite che ne garantiva il funzionamen-
               dissolversi del ruolo preminente del più antico inventore al   to veniva chiamata con il nome di elica dalla conchiglia
               quale invece deve attribuirsi la vera paternità, tanto più che   del mollusco a cui la tradizione l’attribuiva elìxe-ελίκη- let-
               in origine il congegno implicava anche la madre-vita, che   teralmente guscio di lumaca! Allo scadere del Medioevo
               è assente in Archimede. Ora se la lumaca od un qualsiasi   anche per l’elica si aprirono nuove prospettive d’impiego.
               gasteropode marino ostentano una conchiglia che ricorda   In particolare, assodato che spostare la trave di un torchio
               più o meno una vite, nessuno ha mai visto aggirarsi in na-
               tura un qualsiasi essere vivente a forma di vite e madrevite!  Nella pagina a fianco: stampa tratta da una rivista della fine del XIX
                 L’osservazione,  non  priva  di  una  sua  comica  evidenza,   sec., raffigurante Archita che lancia la colomba volante.
               non è però affatto corretta: chiunque si sia cibato di un ga-  In alto: un mollusco con a fianco la radiografia.



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