Page 100 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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Calzando un ipposandalo, invece, la cuspide superiore del tri-
bolo non riusciva a sfondarne la suola mentre il sovrastante
peso del cavallo lo faceva sprofondare nel terreno, rendendolo
innocuo e per quel cavallo e per gli uomini che ne ricalcava-
no, scrupolosamente, le impronte. Logico concludere che gli
ipposandali fossero applicati ai cavalli, ai muli e ai buoi in
prossimità o in previsione dei triboli e tolti al cessare della
minaccia, sciogliendo le stringhe.
Tornando alla ferratura dei cavalli propriamente detta,
i suoi archetipi, incentivati dalla disponibilità del ferro e
della capacità a lavorarlo, per alcuni studiosi rimontereb-
bero al VI secolo a.C.. I Galli, e forse i Celti, sembrereb-
bero essere stati i primi a usarla per proteggere gli zoccoli
dei cavalli, come certificano i rinvenimenti in tombe in cui
cavallo e cavaliere giacevano insieme. Dopo la conquista
della Gallia, i Romani appresero quella tecnica e forse la
perfezionarono, ma non l’adottarono significativamente
per l’accennata marginalità della cavalleria nelle legioni.
Solo a partire dall’VIII secolo si registrò un aumento del
ricorso alla ferratura, e risale al 910 il primo scritto con
riferimenti ai ferri e ai chiodi che, non di rado, i cavalie-
ri usavano portarsi appresso. L’importanza della ferratura
crebbe vistosamente e al contempo favorì l’avvento della
cavalleria pesante che, costretta all’adozione di cavalcature
mastodontiche per sostenere i ponderosi cavalieri corazza-
ti, obbligava a una maggiore stabilità sul terreno. La ferra-
tura assurse così a esigenza tattica senza, tuttavia, genera-
lizzarsi a oltranza: questo fenomeno avverrà soltanto con
le Crociate, quando il combattimento impostato sull’urto
imporrà un’assoluta saldezza e coesione al sistema d’arma
lancia-uomo-destriero. Ma sarà con il XV secolo che si av-
vierà una seria indagine sulla maniera migliore di ferrare
i cavalli e la mascalcìa avrà una sorta di riconoscimento
qualsiasi contatto diretto col suolo. Si trattava di una so- ufficiale, sebbene occorreranno ancora anni di ricerche,
luzione pessima per l’aderenza in marcia, ma indispensa- prove e tentativi prima che la ferratura venga intesa come
bile per attraversare i terreni cosparsi di triboli, i micidiali protezione dello zoccolo, senza alterare le sue funzioni na-
chiodi a quattro punte che ferivano militi e cavalli in modo turali e applicata perciò anche ad altri animali da traino.
insidioso, bloccandoli come le odierne mine antiuomo. Più ancora della ferratura degli zoccoli, fu l’introduzione
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della staffa a consentire di stare in sella in maniera più salda
e sicura, favorendo perciò il combattimento per urto con il
10 Per ulteriori notizie in merito F. RUSSO, F. RUSSO, Techne. Il ruolo cavallo lanciato e, implicitamente, l’avvento effettivo della
trainante della cultura militare, Rivista Militare, Roma 2010, pp. 170-73. cavalleria con i suoi valori e la relativa società. L’invenzione
della staffa è attribuita a un gran numero di popoli, in epoca
In alto: un moderno ferro di cavallo.
Sopra: i triboli di epoca romana. imprecisata e comunque remota, fatto che induce a ritenerla
Nella pagina a fianco: sopra, staffa in ferro battuto del X secolo, custodita piuttosto un’invenzione multipla, compiuta cioè da più in-
nella Torre di Londra. Sotto, uno dei bassorilievi del mausoleo dell’im- dividui in totale autonomia, distinti cronologicamente e di-
peratore Taizong di Tang (626-649), raffigurante un soldato intento a stanti geograficamente. Tale ipotesi, per l’estrema semplici-
estrarre una freccia che ha colpito il suo cavallo. Da notare il particolare tà del suo criterio informatore, appare del tutto verosimile:
della staffa circolare presente sul fianco dell’animale.
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