Page 101 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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discorso nettamente diverso, invece, per quanto riguarda la
sua adozione sistematica in ambito militare. Chi per primo
in Occidente ritenne che quell’umile accessorio della sella
fosse meritevole di entrare a far parte dell’armamento d’or-
dinanza? E, soprattutto, quando accadde? La risposta che
trova concordi il maggior numero di studiosi l’ascrive ad At-
tila (406-453), anche se non si hanno al riguardo conferme
esplicite. Il re degli Unni, stirpe del ceppo mongolo a lungo
propensa alla razzia, forse maturò quella convinzione osser-
vando che le tribù presso le quali già si usava la staffa erano
più rapide e attive nei saccheggi e, per giunta, sembravano
resistere maggiormente alla fatica prolungata. Perciò, dopo
il deludente esito della battaglia combattuta contro Ezio a
Châlon-sur-Marne nel 452, riorganizzando le sue orde, Atti-
la impose a tutte l’adozione della staffa, divenendone in tal
modo se non l’ideatore il propugnatore.
Quanto alla staffa, è logico reputarla di gran lunga più
antica, forse già esistente presso i Mongoli da secoli. I Sarma-
ti, che sconfissero i Romani con la loro cavalleria catafratta,
per ragioni meramente tecniche dovevano già usare la staffa
che, oltre a fornire un saldo appoggio consentiva un’efficace
postura fisiologica. Non è un caso che tanto Galeno quanto
Ippocrate accennino ai problemi che colpivano le gambe dei
cavalieri, costrette a penzolare stese per ore sulla sella, con
il corpo piegato all’indietro. Con la staffa mutarono netta-
mente la maniera di cavalcare,
la sella, il morso e persino i
cavalli, imprimendo all’equi-
tazione civile e militare un
evidente salto di qualità. Col
suo impiego tornava possibile,
ad esempio, tirare con l’arco in
corsa, prestazione in cui eccel-
levano Unni e Mongoli e che
implicava una posizione eretta
e stabile a gambe tese e a caval-
lo sciolto, per mantenere una
distanza abbastanza costante
dal terreno indispensabile per
la corretta mira. Sempre grazie
alle staffe si ampliò il raggio
operativo, riuscendo possibile
percorrere distanze talmente
ampie che i nomadi, non di
rado, coprivano anche dor-
mendo in sella, puntellandosi
con una forcella fissata sull’ar-
cione. Per non parlare, poi, del
parte terza - cavalli e cavalleria 97

