Page 129 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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za difensiva dell’Isola ebbero modo di valutarne soprattutto mente testimoniata dall’estendersi delle conquiste: una ventina
le immense ricchezze, ulteriormente accresciutesi durante la d’anni dopo l’incoronazione, infatti, anche il Nordafrica, da
dominazione araba. Nessuna meraviglia, quindi, se una volta Tripoli a Tunisi, era sotto la sua sovranità. 14
radicatisi nel Mezzogiorno, non più di trent’anni dopo, alcuni L’esordio del nuovo regno fu tuttavia caratterizzato da
Normanni al comando di Ruggero di Altavilla (1031-1101), fra- incessanti e violente ribellioni feudali che ne ritardarono
tello del più celebre Roberto detto il Guiscardo, furono indotti la piena normalizzazione. Molti Normanni, dei tanti nel
dal ricordo della non lontana esperienza a tornare a Messina frattempo sopraggiunti, non riconoscevano l’assetto mo-
per intraprendere in proprio la conquista dell’Isola. narchico. Motivatamente si reputavano comunque
Il giorno di Natale del 1130 la temeraria impresa dei due
fratelli giungeva alla sua imprevedibile conclusione: il loro di- uguali fra loro [poiché][…] solo per motivi contingenti […]
scendente Ruggero II si proclamava solennemente re di Sici- nel 1042, nel corso della lotta contro i Bizantini, si […][era-
lia, definizione geografica che in realtà includeva anche buona no convinti] a eleggere un conte nella persona di Guglielmo
parte del Mezzogiorno peninsulare, “l’altra” Sicilia. Quello d’Altavilla. Questi fu considerato, e in effetti era, solo un pri-
che tra alterne vicende si sarebbe affermato per i successivi mus inter pares e tale gli altri capi normanni tesero sempre a
sette secoli come il maggiore Stato italiano – il Regno appunto considerare i suoi successori anche quando attraverso quelli
delle Due Sicilie – assumeva così il suo originario stabile asset- che sono stati definiti colpi di stato costituzionali, Roberto
to. L’intraprendente e ambizioso sovrano iniziò senza indugi a il Guiscardo prima e Ruggero II poi trasformarono il loro
cementare quel disomogeneo Stato, assicurando innanzitutto titolo di conte in quello di duca e di re. 15
l’ordine pubblico e organizzando un credibile e poderoso ap-
parato militare. La validità della sua visione politica è tangibil- La logica delle armi, costrinse in breve tempo anche i
più recalcitranti dei capi normanni alla totale obbedienza;
rilevante fu, in tale contesto il ricorso alla fortificazione,
che inizia così a esercitare a pieno titolo la sua altrimenti
marginale funzione repressiva. Non a caso
cronache dell’epoca […] riportano che i Normanni, soprat-
tutto Ruggero II, fecero edificare numerose fortezze, sia torri
che castelli, man mano che occupavano nuovi territori. Stu-
diosi che citano cronisti tedeschi contemporanei alla campa-
gna dell’imperatore Lotario contro i Normanni, accennano al
considerevole numero e alla grandezza degli impianti difensivi
normanni […]. Gli stessi autori, trattando della tipologia co-
struttiv.a normanna, citano alcuni esempi costituiti da semplici
torri isolate «non di rado con la forma dei donjons patri». 16
4.2. Dongioni e castelli normanni
La concezione delle modeste fortificazioni introdotte
dai Normanni, sebbene fosse di tipo ancora estremamen-
te rudimentale, rappresentava comunque già una rilevante
rielaborazione dei loro più grezzi archetipi, come in pre-
14 E. DE LEONE, La colonizzazione dell’Africa del nord, CEDAM, Pado-
va 1957, pp. 31-2.
15 F. BARBAGALLO, Storia della Campania, Liguori, Napoli 1978, vol. I, p. 150.
16 L. SANTORO, Tipologia ed evoluzione dell’architettura militare in
Campania, in ASPN, terza serie, vol. VII-VIII (1968-69), Società na-
poletana di storia patria, Napoli 1970, p. 106.
parte quarta - dai normanni agli svevi 12 5

