Page 50 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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Armi da punta

               Il forcone
                  Come il falcione anche il forcone, di remota origine
               agricola, ebbe vasto impiego bellico. L’archetipo era un
               tridente di legno a due, tre o quattro rebbi, leggermente
               ricurvi per poter trattenere meglio il fieno. Realizzato in
               seguito in bronzo e poi in ferro, con tre rebbi complanari
               fissati saldamente all’asta – spesso anch’essa di metallo –
               divenne un’arma da punta micidiale, che dotò anche il re-
               ziario, una delle specializzazioni gladiatorie. Nel Medioevo
               si costruì con due soli rebbi d’acciaio a forca, più lunghi e
               dritti, divenendo così il forcone da guerra, con connota-
               zioni tanto originali da prolungarne l’adozione all’intero
               secolo XVII. Alcuni di questi forconi avevano anche un
               rebbio centrale ricurvo, ad arpione, utilizzato per strappa-
               re gabbioni o fascine dalle fortificazioni. Un’altra variante,   alla portata di qualsiasi fabbro di campagna, se ne ebbero
               definita da assedio, aveva l’asta particolarmente lunga ed   di varie fogge e di varie lunghezze, pur restando sempre
               era utilizzata per far precipitare le scale d’assalto nei fossati.   un’arma da punta che dotò le fanterie, a similitudine delle
                                                                       picche, delle quali in un certo senso fu la premessa.



                                                                       Armi da botta


                                                                       La mazza ferrata
                                                                          Tra le armi rurali più antiche si annovera il bastone o
                                                                       randello. Per renderlo più vulnerante lo si sceglieva tra i
                                                                       rami di quercia molto nodosi; tale connotazione fu esaltata
                                                                       con l’inserimento di chiodi parzialmente sporgenti. Per lo
                                                                       stesso scopo, a volte, si fissava alla sua estremità una mas-
                                                                       sa metallica con risalti e cuspidi, capace così di fracassare
                                                                       armature ed elmi. Per questa ragione fece parte dell’equi-
                                                                       paggiamento del cavaliere e del fante: più grande la prima
                                                                       e opera di esperti armaioli, più piccola la seconda e opera
                                                                       di qualsiasi fabbro di campagna.










               Lo spiedo
                  Il nome già ne certifica l’origine: in seguito trovò im-
               piego nella caccia, in particolare al cinghiale. Consisteva
               in una lunga asta di ferro, di circa un paio di metri, molto
               acuminata, munita di due arresti ai lati, in genere piegati
               in avanti, che garantivano una migliore presa e favorivano
               l’incastro delle armi avversarie. Essendone la costruzione




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