Page 54 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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In estrema sintesi, quindi, appare innegabile che i Goti
                                                                       contribuirono, nonostante le devastazioni iniziali, a prolun-
                                                                       gare il crepuscolo dell’Impero e forse ne avrebbero finanche
                                                                       potuto avviare la ripresa non mancando, per quanto detto,
                                                                       tutte le indispensabili premesse. Disgraziatamente, però, in
                                                                       quel quadro di vaste e sostanziali condivisioni giocava un ruo-
                                                                       lo scardinante e disgregante il dualismo insormontabile del
                                                                       credo religioso. Tanto Teodorico quanto i Goti erano ariani ,
                                                                                                                          2
                                                                       laddove la stragrande maggioranza degli abitanti la Penisola
                                                                       osservava il credo niceno: ma mentre i primi si mostrarono
                                                                       sempre ampiamente tolleranti in materia di fede, i secondi
                                                                       rivelarono una ben diversa disposizione. In breve, la cesura
                                                                       interetnica si trasformò in un’incolmabile ostilità fra le due di-
                                                                       stinte compagini sociali del regno, che le mire bizantine tese
                                                                       alla sua riconquista, verosimilmente, fomentavano e aizzava-
                                                                       no subdolamente. Di certo, allorquando a Costantinopoli si
                                                                       promulgò una legge persecutoria nei confronti dei residenti
                                                                       ariani – recepita da Teodorico quale esplicita provocazione –
                                                                       la situazione precipitò. Il sovrano, infatti, non poteva in alcun
                                                                       modo assistere inerte alla vessazione dei suoi correligionari
                                                                       dopo aver garantito, in qualsiasi modo e circostanza, la mas-
               regioni periferiche del regno, dove qualsiasi controllo di-  sima libertà di culto ai sudditi cristiani. Il rigetto della sua
               retto risultava impossibile. In ogni caso quella singolare   ragionevole richiesta di una simmetrica tolleranza innescò il
               aggregazione                                            repentino aggravarsi delle contrapposizioni nella Penisola,
                                                                       con uno strascico di abiette rappresaglie che macchiarono gli
                  dei Goti e dei Romani avrebbe potuto fissare per secoli la   ultimi anni di vita di Teodorico. Di lì a breve infatti, nel 526,
                  passeggera felicità d’Italia e la reciproca emulazione delle loro   Teodorico morì e le sue spoglie finirono nel famoso mausoleo
                  virtù, formare gradatamente un nuovo popolo di sudditi libe-  di Ravenna . Quale fosse ormai l’odio che lo circondava lo te-
                                                                                3
                  ri e d’illuminati soldati, che avesse il primato fra le nazioni.
                  Ma il merito sublime non era riservato al regno di Teodorico;
                  gli mancò il genio del legislatore, o non ne ebbe l’opportunità   2   H. M. GWATKIN, L’arianesimo, in Storia del Mondo Medievale, Garzanti,
                  […]. Seguendo l’esempio degli ultimi imperatori, Teodorico   Milano 1978, vol. I, pp.143 e sgg: «La controversia ariana prese spunto dal-
                                                                       la convinzione di un Dio puramente trascendente, che da tempo si faceva
                  scelse la residenza di Ravenna [ma] ogni volta che la pace […]
                                                                       strada, sia pure in modo diverso, in Grecia e in Israele […]. Poiché i cristiani
                  era minacciata dai barbari, egli trasferiva la sua corte a Vero-  accettavano qualsiasi credo che non fosse in palese contraddizione con la
                  na alla frontiera settentrionale […]. Queste due capitali, come   dottrina dell’incarnazione storica, si può dire che, verso la fine del II secolo,
                  pure Pavia, Spoleto, Napoli e le altre città d’Italia ebbero du-  si era raggiunto un accordo generale sulla trascendenza […]. La controversia
                                                                       ebbe inizio intorno al 318. Ario non era un fanatico, ma un serio e irrepren-
                  rante il suo regno utili o splendidi ornamenti […] il benessere
                                                                       sibile presbitero della chiesa di Alessandria, discepolo del dotto Luciano di
                  dei sudditi era più manifesto nel movimentato spettacolo del
                                                                       Antiochia; solo, non era in grado di riconoscere una metafora. Come poteva
                  lavoro e del lusso, nel rapido aumento e nel libero godimento   un figlio non essere posteriore al padre e non essergli inferiore? […][per
                  della ricchezza nazionale […]. Furono ripristinate ed estese   cui] egli concluse che il Figlio di Dio non poteva essere né eterno né eguale
                  le libere comunicazioni fra le province, per terra e per mare,   al Padre ed era quindi soltanto una creatura, indubbiamente elevata, creata
                                                                       prima di ogni tempo per essere a sua volta creatrice di ogni altra cosa, ma
                  non si chiudevano mai, né di giorno né di notte, le porte delle
                                                                       che, essendo creatura, non poteva manifestare la pienezza della divinità […].
                  città e il detto comune che si poteva lasciare tranquillamente   Ario non intendeva iniziare un’eresia ma cercava solo di dare una risposta
                  una borsa d’oro nei campi esprimeva come gli abitanti fossero   sensata alla fatto che se Cristo è Dio, è un secondo Dio […].Cercando una
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                  consci della loro sicurezza.                         via media tra l’interpretazione cristiana e quella unitaria del vangelo, Ario
                                                                       dalle due prese tutte le difficoltà senza sfruttarne i vantaggi. Se Cristo non è
                                                                       vero Dio, i cristiani sono colpevoli di idolatria: se non è vero uomo, le pretese
                                                                       degli unitari sono infondate. in entrambi i casi per Ario c’era la condanna.»
               1   GIBBON, Storia della decadenza e caduta dell’Impero romano cit., Ei-  3   Il monolito che ricopre il mausoleo di Teodorico in forma di cupola
               naudi, Torino 1967, vol.II, pp. 1441-43.                schiacciata ha un peso di oltre 300 tonnellate, con un diametro di circa



               50       il controllo del territorio
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