Page 53 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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parte seconda


                         IL FRAZIONAMENTO DEL TERRITORIO

















               2.1. La guerra gotica


                  La prematura scomparsa di Alarico nel 410, anno del sac-
               co di Roma, non provocò affatto l’eliminazione dei Goti. Al-
               tri condottieri e altri innumerevoli scontri si avvicendarono,
               inframmezzati da ulteriori calate di orde barbare, fra le quali
               spicca quella degli Unni. Nel 476 si spense a Napoli, fra le ro-
               vine di quella che era stata la splendida villa di Lucullo e che
               in seguito diverrà Castel dell’Ovo, l’ultimo imperatore roma-
               no – dal fatidico nome di Romolo Augusto (461-511) – di fatto
               prigioniero di Odoacre (433-493), capo degli Eruli. Odoacre,
               a sua volta, divenne re d’Italia tentando, per quanto era nelle
               sue capacità e possibilità, di ripristinare oltre alla stabilità
               anche una parvenza di legalità in quel ribollente calderone
               che,  solo nel 493, dopo la sua sconfitta a opera di Teodorico
               (454-528), sembrò finalmente attingere un’insperata norma-
               lità. Il vincitore fu acclamato solennemente re dei Goti, con
               dominio sull’intera Penisola, Sicilia compresa, previo il con-
               senso – più o meno forzato – dell’imperatore d’Oriente.
                  Da quel momento e per circa trentatré anni – quanti durò
               il suo potere – il martoriato regno conobbe un irreale periodo
               di pace e di prosperità. Rapidamente i costumi e le abitudini
               dei conquistatori si ingentilirono nel costante contatto con la
               superiore cultura dei Romani; questi ultimi, dal canto loro, non
               disdegnarono adeguarsi alle rozze consuetudini barbariche.
               Nonostante questo simmetrico avvicinamento, le due etnie ri-
               masero sempre nettamente distinte senza mai integrarsi, giun-
               gendo persino a stabilire una sorta di tacito accordo per cui alla
               prima furono riservate le funzioni amministrativa e culturale
               e alla seconda l’attività militare. Del resto lo stesso Teodorico
               si prodigò per mitigare le residue astiosità, ponendo un freno
               alla tradizionale aggressività dei suoi guerrieri e inducendoli ad   Nella pagina a fianco: Sacco di Roma a opera dei Visigoti. J.N. Sylvestre,
                                                                       1890.
               adeguarsi a comportamenti improntati sul diritto e sulla civiltà.
                                                                       In questa pagina: in alto, miniatura medievale raffigurante papa Leone
                  Difficile accertare con esattezza quanto di tanta meri-  I che implora Genserico di non distruggere la città e di salvarne gli abi-
               toria opera fosse in concreto realizzato, in particolare nelle   tanti; sopra, ricostruzione schematica della calata degli Unni.



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