Page 77 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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sopravvivere quasi inalterato fino ai giorni nostri. Giocò un
               ruolo basilare, al riguardo, la perfetta calibrazione della pre-
               cettistica coranica alla tradizione araba e all’indole orgogliosa
               e bellicosa delle instabili tribù. Nessuna invasione barbarica,
               nell’ambito socio-economico dell’Impero romano, aveva mai
               avuto lo stesso impatto scardinante sul suo tessuto sociale,
               proprio perché mai erano state messe in discussione la supe-
               riorità culturale e morale dei suoi cittadini, cosa che accadde
               invece con l’avvento dell’Islam. Il Mediterraneo da crogiolo
               di civiltà ormai sostanzialmente omogenizzate e amalgamate,
               si tramutò in una sorta di frontiera fra due universi profonda-
               mente antitetici e irriducibilmente ostili fra loro. Nessun tipo
               di rapporto, al di fuori dello scontro armato, sarebbe stato
               perciò possibile per il futuro fra i due blocchi incomunicanti,
               almeno a livello ideologico.
                  Il ritrovarsi geograficamente ubicata lungo la direttrice di
               massima sollecitazione, implicò per la Sicilia l’immediata spe-
               rimentazione dell’aggressività musulmana e della sua brama
               di conquista. Per quanto ci è dato conoscere dalle fonti, la
               prima incursione araba si abbatté sulle coste dell’Isola giusto
               vent’anni dopo la morte di Maometto, nel 652, gettando nel
               terrore gli abitanti, completamente ignari dell’esistenza del
               nuovo feroce nemico che completava le razzie con la cattura
               degli abitanti reputati idonei alla vendita come schiavi. Per
               quanto appurato, la base di partenza per quell’iniziale raid
               non fu la prospiciente costa nordafricana ma quasi certamen-
               te la Siria, vanamente difesa dalle truppe di Bisanzio nel bien-
               nio 634-635 e sottratta all’Impero, integralmente e irreversi-
               bilmente, agli inizi degli anni ‘40. Secondo altri autori, invece,
               quella remota incursione foriera di infinite sciagure per l’Isola
               e per le coste peninsulari in genere, si originò dalla Penta-
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               poli.  Resta comunque significativo che capofila dei bersagli
               oltremare dei Musulmani sia stata principalmente la Sicilia.
               Due le immediate conseguenze per gli attaccanti: la verifica di
               una capacità nautica, fino allora insospettata e, constatazione
               ben più grave per gli occidentali, l’inimmaginabile inettitudi-
               ne bizantina a salvaguardare quell’estremo quanto strategico
               lembo dell’Impero.
                  L’invio da parte di Roma – tenuta alla salvaguardia dell’I-
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               sola formalmente patrimonio di S. Pietro  – di un contin-


               32   C. H. BECKER, L’espansione dei saraceni in Africa e in Europa, in Storia
               del Mondo Medievale, vol. II, p. 86, 1999. Più in dettaglio M. AMARI,
               Storia dei musulmani in Sicilia, cit.pp. 59 e sgg.
               33   Sull’argomento F. RUSSO, La difesa costiera dello Stato Pontificio dal
               XVI al XIX secolo, SME Ufficio Storico, Roma 1999, pp. 9-16.
               A fianco e nella pagina seguente: Vedute d’artista di razzie e mercato
               degli schiavi.



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