Page 75 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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La murazione perimetrale con la quale, da un certo mo-  feudatari: ma è anche probabile che si stimasse quel rischio
               mento in poi, i borghi longobardi, come più in generale tutti   meno grave delle scorrerie saracene. I documenti infatti «ci
               quelli medievali, impararono a difendersi più accortamente,   informano su moltissime concessioni date per la costru-
               provocò una netta differenziazione fra gli abitanti che pote-  zione di castelli da innalzare in luoghi opportuni […]. Si
               vano risiedere al loro interno e quelli che invece ne restavano   iniziò, così, a intendere le fortificazioni come un insieme
               esclusi, per vari motivi sempre riconducibili alla coltivazione   organico per la difesa di interi territori contro i saraceni e
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               dei campi e all’allevamento del bestiame. Anche la definizio-  non più come singoli posti muniti.»
               ne aggregativa si arricchì di nuove suddivisioni che lasciano   È probabile, però, che in realtà tale esito fu conseguito
               intravedere un territorio popolato a pelle di leopardo e una   casualmente, riuscendo difficile credere a un piano difensivo
               società stratificata e disomogenea. Significativamente  organico prestabilito in un contesto tanto arretrato e anar-
                                                                       chico. Qualcosa del genere, del resto, era avvenuto già con i
                  il termine “Casale” che compare in un contratto dell’800 è   nuraghi e poi con le cerchie sannite, e ancora si sarebbe verifi-
                  spesso nominato insieme a “Vico”, «il che potrebbe dar presa   cato nei secoli XV e XVI con la proliferazione delle masserie
                  alla supposizione che le due stirpi (cioè dei soggiogati e degli   fortificate, opere erette autonomamente e per finalità difensi-
                  invasori) avessero diviso le terre e le abitazioni e preso stanza i   ve familiari, ma nel loro insieme cooperanti all'interdizione
                  Romani nel Vico e i Longobardi nel casale».          del territorio nei confronti di un aggressore esterno.
                  Un insieme di casali veniva a costituire il feudo: espressione   In merito alle connotazioni difensive attive di tali fortifi-
                  territoriale presieduta da uno o più castelli alle dipendenze di   cazioni, va evidenziato che contemplavano esclusivamente il
                  un governatore, conte o gastaldo, a sua volta subordinato all’au-  tiro piombante, ovvero il lancio di dardi, di massi o di liquidi
                  torità di un duca o di un principe.                  ustionanti dall’alto delle cortine, senza un consapevole e ac-
                  Negli annali critico-diplomatici del regno di Napoli si legge: «I   corto ricorso al fiancheggiamento, peraltro scarsamente con-
                  Longobardi intendevano per castello l’arces dei latini, ossia le   ciliabile con l’impianto apicale. Tra le peggiori connotazioni
                  rocche. Qui credo che per castello si intendono paesi forniti   di quelle rudimentali fortificazioni perimetrali, la scansione
                  di rocche, o queste con molte abitazioni a esse congiunte o in   rada delle torri, prive per giunta di una razionale configura-
                  poca distanza […]. Nelle opere dei giuristi […]tale significato è   zione geometrica, lungo il perimetro dei borghi; i tracciati
                  confermato, ma talora essi serbano il nome di Castrum con pre-  estremamente irregolari con mura di modesto spessore, eret-
                  ferenza alla terra principale, dando a tutti gli altri castelli uniti   te con materiali disomogenei e disparati, spesso cavati da co-
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                  e soggetti piuttosto l’appellazione di Casale».      struzioni monumentali romane senza alcun discernimento;
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                  Dall’evidenziata confusione tra definizioni difensive e   tesche completate da rari fossati. Disgraziatamente, come già
               definizioni urbanistiche è facile ricavare la connotazione dei   precisato per i proto-castelli longobardi e per l’edilizia dei bor-
               ducati longobardi, in cui non era più distinguibile il civile dal   ghi, anche quelle cerchie, pur sopravvivendo in discreto nume-
               militare, la pace dalla guerra. È indubbio che l’introduzio-  ro, raramente scamparono alle successive ristrutturazioni che
               ne nel repertorio fortificatorio di espedienti tanto elementari   comunque ne conservarono oltre alla concezione d’impianto e
               quanto arcaici, mentre ne conferma indirettamente la validi-  al tracciato, anche sporadici episodi costruttivi originali.
               tà, testimonia ancora l’insufficienza perdurante dell’appara-
               to militare, incapace di reperire i mezzi e le forze per averne
               ragione. Unica contromisura per incrementarne se non altro   2.5. La Sicilia araba
               gli organici, peraltro stentatamente elaborata e ancora più
               stentatamente applicata, l’obbligatorietà di un’esplicita auto-  Come delineato, furono i Bizantini a contendere ai
               rizzazione reale per l’edificazione di una qualsiasi fortifica-  Longobardi il possesso della Penisola e soprattutto del
               zione (l’heribanno regio) la cui concessione era subordinata   Meridione fino alla conclusione della loro vicenda storica.
               all’accettazione del servizio militare. La sicurezza del singolo   In particolare all’epoca
               in cambio di quella dello Stato, fingendo di ignorare che con
               tale facoltà si sarebbe piuttosto incrementata l’impunità dei   della sua massima espansione, la provincia bizantina in Ita-
                                                                          lia è delimitata a nord e a ovest dai principati longobardi di

               28   M. COLETTA, Il Sannio beneventano, Università di Napoli, Napoli
               1968, p. 54.                                            29   L. SANTORO, Tipologia..., cit., p. 94.



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