Page 74 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
P. 74
che si ergevano sulle cime delle colline, assursero a nuclei di
condensazione dei nascenti borghi che, per intuibili esigenze
di protezione, vi si addossarono il più possibile. Per meglio
avvalersi dell’impervietà del sito e per sentirsi più sicuri, gli
spauriti abitanti finirono per edificare le loro stamberghe
strettamente connesse fra loro, secondo circuiti concentrici
progressivamente degradanti, scanditi da strettissimi vicoli
anulari, in un impianto attualmente definito a “pigna”, in cui
ogni casa ricordava una scaglia del noto frutto e il torrione
il suo apice. In breve alle cittadine pianeggianti e ortogona-
li romane, ormai deserte e fatiscenti, subentrarono i borghi
collinari e conoidi longobardi. Alcuni autori hanno ravvi-
sato nell’avvolgimento circolare delle abitazioni la dispo-
sizione dei carri adottata dai nomadi nel corso della notte:
anelli chiusi con al centro il bivacco, facili da organizzare e
facilissimi da difendere, nei quali ogni singolo elemento era
essenziale per la sicurezza collettiva. Logico, infatti, che cia-
scun membro del gruppo, tentando di salvaguardare la sua
proprietà, finisse col proteggere strenuamente anche l’intera
comunità. L’osservazione non è priva di sensatezza, special-
mente per i coevi insediamenti di pianura, meno frequenti
ma sempre di identica impostazione, sebbene esenti da qual-
siasi condizionamento orografico. Del resto, come già ribadi-
to dagli urbanisti greci, la trama viaria curvilinea e angusta
fungeva da deterrente contro gli assalti dei predoni. non sempre riusciva ad accogliere al suo interno, in tempo
Di questa elementare impostazione difensiva, che poi utile, i disgraziati abitanti assaliti nel corso della notte. Fu
sarà quella medievale per antonomasia, ci sono pervenuti di- necessario perciò condurre intorno alle case più basse una
versi esempi, in particolare nella Longobardia meridionale, distinta cerchia con molte torri e poche porte. La desolazio-
scampati più che altrove alla distruzione per il minor benes- ne e l’abbandono instauratisi lungo le marine divennero da
sere degli abitanti, ma per lo stesso motivo quasi mai alle quei giorni assoluti e la desertificazione totale, a eccezione
riqualificazioni delle epoche successive. Il grado di sicurezza fatta per le città bizantine, vere isole murate, che altrettan-
che quel tipo di disposizione urbanistica poteva garantire, to vanamente e reiteratamente i Longobardi continuarono a
tuttavia, restò sempre modestissimo e il trascorrere dei seco- tentare di conquistare, ricavandone soltanto una controffen-
li, se rese a Sud la dominazione longobarda più stabile, non siva devastante. Nell’883, nei pressi della foce del Gariglia-
significò automaticamente l’esaurirsi delle scorrerie e della no, a Traetto, si insediò addirittura una colonia saracena, con
conflittualità minore. Di anno in anno, infatti, le incursioni abitazioni e moschea così ricordata
saracene non si esaurivano più a pochi chilometri dalla riva
del mare ma penetravano sempre più in profondità nel terri- il campo del Garigliano cominciava a prendere aspetto di cit-
torio, a volte persino per un centinaio di chilometri, con raz- tà: aveanlo rafforzato di ripari e torri; vi teneano le donne,
zie e saccheggi spietati. Lungo le coste tirrenica e adriatica, i figliuoli, i prigioni, il bottino. I gioghi del vicin colle, eran
l’abbondanza delle prede favorì l’insediarsi di alcuni capo- cittadella nel pericolo estremo. Il breve tronco del fiume, na-
saldi musulmani che vanamente le forze longobarde tentaro- vigabile a barche, rendea comoda la stanza e agevoli gli aiuti. 27
no di annientare o rigettare in mare. In seguito all’ampliarsi
del raggio d’azione dei predoni e al conseguente aumento
dell’insicurezza, gli sparuti abitati di pianura si spopolaro- 27 M. AMARI, Storia dei musulmani di Sicilia, C. A. Nallino (a cura di),
II, p. 191, Catania, 1986.
no e i terrorizzati superstiti fuggirono verso le montagne, in
cerca di scampo. L’ingenuo dispositivo difensivo dei borghi In alto: La Torre di Capodiferro, presso la foce del Garigliano, distrut-
a quel punto non forniva alcuna protezione, e la stessa rocca ta dai tedeschi in ritirata nel 1943.
70 il controllo del territorio

