Page 78 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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gente, agli ordini dell’esarca Olimpio nel 649, testimonia in- interne dell’Isola. Questo non impedì, tuttavia, ai razziatori
direttamente l’abnorme protrarsi del drammatico contesto. di trarre alle loro navi, dopo un mese di permanenza, oltre a
Per giunta, allorquando finalmente le truppe entrarono in un’ingentissima quantità di oggetti preziosi, alcune migliaia
contatto con i predoni, non riuscirono a ributtarli a mare, né di disgraziati siciliani da vendere come schiavi.
quelli, a loro volta, ad annientarle. Il tragico stallo si risolse Fino a quel momento, però, pur osservandosi una pro-
soltanto con la morte di peste di Olimpio e con il reimbar- gressiva dilatazione nella durata delle razzie e, per contro,
co dei Musulmani, resi pavidi dal diffondersi di voci circa una netta riduzione degli intervalli fra le stesse, non si ravvi-
un imminente sopraggiungere dei dromoni di Bisanzio. La savano nei Musulmani né un esplicito disegno né la forza suf-
squadra imperiale, disgraziatamente, non comparve mai ficiente per una conquista permanente. Manifestatasi senza
né all’orizzonte né sulla rotta di rientro delle imbarcazioni la benché minima attenuante l’inadeguatezza bizantina a
arabe cariche di bottino e di prigionieri, tra cui moltissime contrastare le incursioni, la sopravvivenza degli abitanti
donne e bambini, incrementando così negli aggressori la dipese esclusivamente dalla loro capacità di sottrarsi alla
presunzione di impunità e la certezza di ingentissime pre- cattura, ovvero dalla disponibilità di fortificazioni. Anche
de. Le razzie iniziarono da quel momento a succedersi con la più scalcinata recinzione, infatti, si dimostrava per i pre-
andamento stagionale e quella che si abbatté sull’Isola nel doni praticamente imprendibile, difettandogli la compe-
699 – ricordata dai memorialisti come la seconda – in realtà tenza tecnica e il tempo necessario all’espugnazione non-
fu tale solo relativamente alle maggiori. In quella circostanza, ché l’interesse a cimentarvisi. Stando alle cronache, in quei
una poderosa formazione forte di 200 vele attaccò la stes- terribili anni i siciliani cercarono salvezza
sa Siracusa, devastandola atrocemente. Gli abitanti, che nel
frattempo avevano avuto modo di apprendere le caratteristi- fuggendo per munitissima castra et iuga montium, come ri-
che delle scorrerie, in buona parte riuscirono a scampare alla petono le fonti latine che hanno tramandato ricordo dell’e-
cattura rifugiandosi al profilarsi della sciagura nelle tante pisodio. Si tratta evidentemente di un’espressione fin troppo
fortificazioni limitrofe che, in quei frenetici anni, erano state generica e ricorrente, il cui uso appare ancor più topico in
rapidamente erette o riattate, soprattutto sulle impervie cime fonti non contemporanee ai fatti narrati. Si può però almeno
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