Page 354 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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354 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
“air control” in cui l’intervento dal cielo, con azioni di bombardamento e mitragliamen-
to, prendeva il posto delle tradizionali spedizioni punitive via terra, condotte da colonne
che, muovendo tanto metodicamente quanto faticosamente attraverso i territori in rivolta,
tentavano di domare la volontà di resistenza delle popolazioni non solo colpendo quanti si
opponevano con le armi alla loro avanzata, ma anche bruciando i villaggi e distruggendo i
raccolti. La potenza di fuoco dei velivoli permetteva di ottenere gli stessi risultati a un costo
minore e in modo più efficiente, e nell’età degli imperi non ci si preoccupava troppo del
problema dei danni collaterali, puntando innanzitutto a massimizzare l’efficacia dell’azione
punitiva. L’uso illimitato della forza era visto come il modo migliore per tenere sotto con-
trollo le popolazioni più riottose e, soprattutto in un primo tempo, si identificò con l’essen-
za stessa della dottrina dell’“air control”, come emerge dalla stampa specializzata dell’epoca:
“Gli attacchi con bombe e mitragliatrici devono essere senza tregua e senza pietà e condotti
con continuità di giorno e di notte, sulle case, sugli abitanti, sulle messi e sul bestiame.
[…] Suona brutale, lo so, ma deve essere reso brutale per cominciare. La sola minaccia si
dimostrerà efficace in futuro una volta che la lezione sia stata propriamente appresa.” .
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Queste tattiche, che erano la trasposizione in campo aeronautico di soluzioni tradizio-
nali nelle operazioni di polizia coloniale, furono peraltro oggetto di critiche sempre più forti
da parte della stampa e del Parlamento, critiche che quando un governo laburista salì al
potere nel 1924 imposero di modificare almeno nella forma le modalità d’azione, facendo
precedere l’intervento a fuoco dal lancio di manifestini di avvertimento. Nell’intento di con-
tenere per quanto possibile l’uso della forza, i villaggi ribelli venivano avvertiti che sarebbero
stati bombardati se non avessero ceduto alle richieste del governo, ma nella sostanza le cose
non cambiarono e la disponibilità a concessioni di tipo umanitario sarebbe stata sempre
condizionata dall’esigenza di mantenere innanzitutto l’ordine nell’impero. Già nel settem-
bre del 1923, del resto, la missione Iraq era stata nei fatti portata a termine, affermando il
sostanziale controllo britannico su quelle inquiete province, e Salmond, nell’illustrare il suo
operato a Trenchard, aveva fornito una visione dell’“air control” che sottolineava l’impatto
del potere aereo sulla capacità di resistenza degli insorti: “E’ qui opinione comune che i
velivoli ottengano i loro risultati per mezzo dell’effetto sul morale, e a causa del danno mate-
riale che causano, e del modo in cui interferiscono nella vita quotidiana, e non in virtù delle
perdite che infliggono. […] La sorpresa completa è impossibile e il peso reale dell’azione
aerea sta nell’interruzione giornaliera della vita normale che può determinare, se necessario
per un periodo indefinito, non offrendo al tempo stesso alcuna possibilità di far bottino o di
rispondere al colpo. Può abbattere il tetto delle capanne e impedirne il ripristino, un fastidio
non da poco durante l’inverno. Può seriamente interferire con l’aratura e con la mietitura,
un fatto vitale, o bruciare le scorte faticosamente raccolte e custodite per l’inverno. Con gli
attacchi al bestiame, la principale forma di capitale e fonte di ricchezza delle tribù meno
stanziali, può arrivare a imporre una multa considerevole o interferire seriamente con le fon-
898 Wing Commander J.a. chaMler, The use of Air Power for replacing Military Garrisons, RUSI Journal
66, 1921.
Capitolo quarto

