Page 357 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il contrIbuto della regIa aeronautIca 357
La riconquista della Libia (1922-1931)
La penetrazione in Tripolitania e nel Fezzan
Le regioni della Tripolitania e della Cirenaica, che con il Fezzan sarebbero state riunite
sotto l’antico nome romano di Libia, erano state cedute dall’impero ottomano all’Italia
dopo la guerra del 1911-1912. Tra il 1913 e il 1914 l’occupazione era stata gradatamente
allargata all’entroterra, ma il Fezzan e buona parte della Tripolitania avevano dovuto essere
frettolosamente sgomberati quando lo scoppio della guerra in Europa aveva imposto altre
priorità. Nel 1915 la presenza italiana si era ridotta a una sottile striscia di terra lungo la
costa, intorno a Tripoli, e all’enclave costiera di Homs, con il resto del territorio controllato
dai ribelli sostenuti dalla Turchia e dagli Imperi Centrali. In Cirenaica l’interno era sotto il
controllo dei senussi, confraternita religiosa di stretta osservanza islamica che, con l’espan-
dersi della penetrazione europea in Nordafrica aveva acquistato un carattere sempre più
politico, fornendo una struttura di riferimento alla resistenza. Nel 1914 dalla regione di
Cufra, nella Libia orientale, l’influenza della Senussia si estendeva a larga parte del Sahara
centro-orientale, appoggiandosi alle “zauie”, o logge, impiantate nelle oasi più importanti.
Dopo una serie di aspri scontri, e un fallito tentativo di invadere l’Egitto nel 1916, nell’a-
prile del 1917 era stato raggiunto ad Acroma un accordo con i britannici e gli italiani che
aveva dato alla regione una precaria stabilità, lasciando all’Italia i principali ancoraggi e le
pianure costiere della Cirenaica.
Ristabilire il controllo sulla Libia avrebbe richiesto uno sforzo incompatibile con le
esigenze della guerra, ma quando questa finì le cose cambiarono e il pieno possesso della
Quarta Sponda tornò a essere un obiettivo da perseguire per riaffermare il ruolo dell’Italia
e rilanciarne le ambizioni nel Mediterraneo. Uomini e mezzi furono inviati a Tripoli già
nel 1919 ma i progetti di espansione furono rinviati a causa della difficile situazione inter-
na, arrivando invece il 17 aprile di quell’anno a un accordo con i capi ribelli che lasciava
loro un’ampia autonomia e avrebbe dovuto portare alla pacificazione della regione sotto il
controllo italiano. Era una situazione ambigua che non poteva durare a lungo e, infatti, nel
corso del 1920 si ebbero ripetuti incidenti, con il sequestro di militari e funzionari delle
missioni di collegamento distaccate presso i capi locali, e sul finire dell’anno si intensifi-
carono anche gli attacchi delle tribù arabe del Gebel occidentale alle popolazioni berbere,
nella maggioranza fedeli all’Italia. Nel maggio del 1921 in soccorso dei berberi si mosse da
Tripoli una colonna agli ordini del colonnello Ottorino Mezzetti che, dopo aver ottenuto
qualche successo e occupato la località di Bir Ghnem, fu però richiamata su indicazione del
ministro delle Colonie, Luigi Rossi, preoccupato delle reazioni che l’iniziativa aveva susci-
tato in Parlamento. Fu questo uno dei suoi ultimi atti perché in luglio al quinto ministero
Giolitti subentrò il ministero Bonomi, con un nuovo ministro delle Colonie, Giuseppe Gi-
prendendo a riferimento questa fonte, le operazioni aeree vennero attentamente analizzate sulle pagi-
ne della “Rivista Aeronautica” nel 1929, mettendo in evidenza proprio quanto si riferiva alla coope-
razione aeroterrestre.

