Page 70 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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70 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
AUSSME. Libia anni Venti. Meharisti in Tripolitania
mana che, oltre a essere più lontana e meno presente, era anche fondata su una comunanza
di fede. Se in Tripolitania la ribellione fu domata nel giro di pochi anni, e già nel 1925 la
regione poteva considerarsi in larga parte pacificata, in Cirenaica, dove l’organizzazione
mistico-religiosa della Senussia costituiva un fattore unificante e motivante, lo scontro fu
molto più duro e si protrasse dal 1923 fino al 1931, l’anno della cattura e dell’impiccagione
di Omar al-Mukhtar. A dare alle operazioni una svolta decisiva fu l’azione di un gruppo
di ufficiali che, pur avendo alle spalle l’esperienza della Grande Guerra, si erano formati in
lunghi anni di servizio in colonia ed erano destinati a costituire l’ossatura dei reparti co-
loniali anche nella successiva campagna di Etiopia e nelle operazioni di grande polizia che
sarebbero seguite. La risposta italiana alla sfida senussita vide l’impiego di reparti mobili
guidati e appoggiati dall’aviazione secondo una forma di aerocooperazione che si dimostrò
particolarmente riuscita, e in parallelo l’adozione di due misure intese a privare la rivolta
delle sue fonti di alimentazione, interne ed esterne, con la costruzione di una barriera
di filo spinato di 270 chilometri lungo il confine egiziano e lo spostamento di 100.000
semi-nomadi dall’entroterra gebelico a una quindicina di campi sulla costa cirenaica. Nel
complesso si tratta della stessa formula adottata da altre nazioni con maggiore o minore
decisione, e anche con maggiore o minore successo, in altre campagne di controguerriglia,
da quella contro i boeri all’Algeria, alla Malesia e anche al Vietnam. Nel 1931 la rivolta
poteva dirsi definitivamente domata.
Le cose andarono diversamente in Etiopia, anche perché l’azione di contro-insurrezione
richiede tempo e questo venne a mancare per il rapido deterioramento della situazione in-
ternazionale e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. L’Africa Orientale Italiana diven-
tò un teatro periferico di quell’immane conflitto che, anche in un simile contesto, avrebbe
richiesto soluzioni diverse da quelle proprie delle grandi operazioni di polizia coloniale che
avevano catalizzato l’attenzione dei comandi fino alla primavera del 1940. L’esperienza
libica era stata fondamentale nella preparazione di quadri preparati ad affrontare il tema
della controguerriglia utilizzando al meglio le risorse offerte dalla tecnologia. L’aeroplano
in particolare fu uno strumento di primaria importanza, non solo, come spesso si crede,
Capitolo seCondo