Page 75 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940) 75
AUSSME. Addestramento al tiro degli ascari
con l’inviare oltremare uomini e mezzi fino ad avere agli ordini del governatore della Tripo-
litania, nonché governatore reggente della Cirenaica, tenente generale Vincenzo Garioni,
oltre 80.000 uomini, un numero che non sarebbe stato più raggiunto, nemmeno durante
la “riconquista”. Nel giro di poco più di un anno, complice il processo di smobilitazione
dell’esercito e grazie anche alla precaria stabilità conseguente alla concessione degli statuti,
la forza del contingente si contrasse a 20-25.000 uomini sia in Tripolitania sia in Cirenaica,
per poi attestarsi definitivamente su un totale di 35-40.000. Il pensiero a questo punto
non può non andare all’Etiopia dove, su un territorio grande la metà, se consideriamo
quello in cui avvennero le operazioni vere e proprie, si passò dai 350.000 uomini dei mesi
immediatamente successivi alla proclamazione dell’impero ai 220.000 del 1937. Erano due
situazioni molto diverse, ma una considerazione è d’obbligo: la ventennale esperienza di
controguerriglia in Libia aveva fatto capire che quel tipo di conflitto non andava sottovalu-
tato. Per quanto i mezzi a disposizione fossero avanzati e le strategie aggressive, la guerriglia,
oltre a richiedere quadri preparati e truppe addestrate, era anche un problema di numeri e
il controllo del territorio richiedeva forze adeguate.
Gli anni della Grande Guerra furono anni di trattative in cui le due parti si studiarono
e in qualche modo cercarono di arrivare a un accordo. In Cirenaica nell’aprile del 1917
venne firmato con il capo senusso Mohammed Idris il Patto di Acroma, e in ottobre a
Regima fu siglato un accordo che riproponeva la situazione esistente durante l’occupazione