Page 28 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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             dell'Esercito d1  Temi,  laboratori,  polverifici. Ciò componò una  attività  conuat-
             tuale con l'industria privata e l'acquisto, In Italia o all'estero, del materiali occor·
             renti  per il rifornimento dell'organlzzazione loglstlca dell'Esercito. Dell'esigenza
             dl  ricostruzione dell'Esercito  beneficiarono anche  le  industrie  tessili  ed  ali-
             mentari,  chiamate  ad equipaggiare  e  sostenere  forze  sempre maggiori.  Si
             pensi,  ad  esempio,  a  quanti  milioni  di uniformi,  e  di  vario  tipo,  dovettero
             essere prodotte a partire dal 1946, epoca in cui tutto l'equipaggiamento ed il
             vestiario furono rinnovati. Abbandonato il grigio verde dei Padri, forse perché
             uoppo identlfìcativo del recente milìtarismo fascista, dovettero essere rinnova-
             te tutte le dotazioni e le scorte con la nuova  battle-dress di ispirazione britan-
             nica, cuJ sl affiancarono  via  via uniformi ed equipaggiamenti diversificati,  piil
             rispondenti àne esigenze di impiego. Un ulteriore settore cbe fu  interessato fu
             quello edilizio,  che  vide  un  programma  di  lavori  per infrastrutture  comuni
             nonché la  CQS{:ruzione di un certo numero di caserme In regioni, quali Veneto
             e  Friuli, nelle quaU  le difficoltà economiche erano notevoli.
                Ovvi i riflessi  positivi dell'Incremento di spesa che sì riversarono sul Paese.
             Gli effetti  benefici che l.a  ripresa deii'Esercito aveva sul processo di industria-
             lizzazione  e  su1l'economia  del  Paese furono  oggetto di  srudi e  discussioni
             nella stessa Forza  Armata,  che intendeva svolgere  un ruolo attivo anche sul
             piano teorico dell'economia di guerra e su que11o  pratico della  ricostruzione,
             cercando di fornire  un contributo di  pensiero anche  nella  nuova organizza-
             zione economica della Nazione. Esempio: nel primi anni cinquanta la "Rivista
             Mili.tare" pÙbblicava  numerosi articoli,  a  firma  del  col.  Gaetano La  Rosa  che,
             dopo aver teorizzato il concetto dì "strategia economica" come nuova discipli-
             na  dell'arte della  guerra,  ne sviscerava  tutti  gli  aspetti,  dal  finanziamento di
             una  guerra  alla  necessità  d1  istituire  nelle scuole  militari  l'Insegnamento
             "dell'economia militare e  bellica", per un più adeguato e  organico indottrina-
             mento In materie di effettivo esercizio professionale. Nel  gennaio del 1953, in
             un convegno tenuto  a  Bari  sull'industrializzazione del  Mezzogiorno  e  delle
             Isole,  i relatori  militari  misero  in evi:denza come fosse importante e  determi-
             nante  per la  difesa  dello Stato un decentramento induslriale, in quanto esso,
             oltre  a  risponde re  a  crl!eri sociali  di  equa distribuzione' della  ricchezza,
             rispondeva  a  principi  dì  sicurezza  militare.  Sarebbe stato  più  facile,  infatti,
             proteggere piccoli  cenlri  Industriali  distribuiti  sull'intero  territorio  che  non
             grossi  insediamenti ed accenuameoli  di  essi in  una sola parte del Paese:  in
             situazioni  di guerra,  inoltre, che avrebbero  po!Uto  portare all'abbandono di
             parte del territorio  nel  seuentrione d'Italia,  gravissimi  riflessi  avrebbe avuto,
             per i  rifornimenti delle Forze  Armate,  l'abbandono di grandi zone industriali
             concentrare  in quei luoghL
                Altro  argomento di  particolare  interesse  fu  il dibattito,  iniziato  già  nel
             1944  guerra durante,  che si  sVolse  per l'adozione di un nuovo modello d1
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