Page 29 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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reclutamento, e l.'l<.l ebbe anche riflessi economid, perché la scelta di un tipo
od un altro di reclutamenco richiedeva diversi livellJ dì r:isorse eia trdrre dalle
disponibilità del Paese. Per la prìn:la volta fu buttata sul tappeto l'idea di un
Esercito a reclutamento volontario in seslituzione di quello obbligatorio; di
tale modello era sostenitore il Quanier Generale alleato, ed ln panicolare
(secondo la nota concezlone anglosassone dell'Eserclto volonrario) il generale
britannico Browning, capo della Milltary Mission of the ltallan Anny, che nel
seuernbre 1945 SOIIOpose al ministro della Guerra un piano dettagliato per il
reclutamento volontario sostirutivo dl quello di leva. Lo Stato Maggiore
dell'Esercito, unitamenre allo Stato Maggiore Generale, si oppose a tale solu-
zione; riteneva infani che nella siruazione contingente - per ristrettezze fìnan-
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zlarle, discredito sociale e politico della C'arriera militare, per la necessità di
sostituire con immediatezza il petsOnale smobilitato - l'unica via realistlca-
meme praticabile fosse quella dì un esercito a reclutamento misto, basato sul
mantenimento della cosaizione a ferma breve e l'arruolamemo di volontari a
lunga ferma. La questione sollevò un lungo d!battito, non definitivamente
concluso neanche ai giorni nostri, con solu.zioni e proposizloni di modclli che
richiamavano in ballo anche desuete ipOtesi onocemesche di nazione armata.
A paneggiare per il reclutamento volontario, vi erano alcune personalità
dell'Esercico, fn cui il generale Giacomo Zanussi, che nel suo Salvare l'Esercito
del 1946 sosteneva Ia necessità di un esercito professionale, per il carattere
specialistioo della guerra moderna, l'obsolescenza della mobilita7.ione di massa
e la necessità di lunghJ addestramenti non realizzabili con la ferma di leva,
senza nascondere gli aspetti negativL Un anno dopo, però, faceva "pubblica
ammenda• ditale ·eresia" op1ando per il reclutamento misto.
Alla lìne, Lra dibaulti, analisi dei costi e pregiudiziali ideologiche,
l'Esercito restò di leva (soluzione che ebbe anche il pregio di essere meno
onerosa per il Paese). Né mancò, nel corso delle discussioni, l'idea di esten-
dere il servizlo militare aUe donne, quando si trattò di f!SS3re In un articolo
cost.iruzionale che la difesa della Patria fosse sacro dovere di IU/1{ l cittadini,
ovvero rnaschJ e femmine. Ma, in ultimo, fu deciso di mettere da parte anche
l'esperienza fatta con le ausili:lrie del Corpo di Assistenza Femminile (C.A.P.)
negli ultimi tempi della Guerra di Libera.zione. Al momento, l'esperimento
doverre sembrare troppo ardito, tanto che le poche decine di "caffine", che
per circa due anni avevano prestato servizio nel campo dell'assistenza e del
benessere del soldato, nel 1947 cessarono la !oro attività.
POtremmo qui concludere dicendo, quindi, che lo sforzo economìco-pro-
dunivo per la rinascita dell'Esercito concorse, oeJJ'immedìato dopoguerra,
anche a rimenere In m01o una parte deU'economia del Pa.ese. MI preme però
evidenziare che tale sforzo non può cond urre a valutazlotù esclusivamente
economìche. L'opera svolta dalle industrie ed U fecondo dibanito in materia,