Page 158 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
in aspri combattimenti, chiedevano il supporto del fuoco di
artiglieria o il rifornimento di munizioni (figura 6.1)
Una rievocazione delle imprese del Servizio colombofilo
nella Grande Guerra meriterebbe almeno un intero volu-
me. Ci si limita qui a ricordare le numerose spedizioni di
colombi effettuate, durante il 1918, da aeroplani italiani a
vantaggio di unità della “resistenza” operanti oltre le linee
nei territori occupati dall’Esercito austroungarico, con l’im-
piego di piccoli paracadute (figura 6.2)
Occorre però ricordare, oltre alle difficoltà per i ricambi e
la gestione dei colombi, sentite specie nelle posizioni più
avanzate, la notevole riduzione delle prestazioni dei volatili
in condizioni meteorologiche avverse e l’impossibilità del
loro impiego notturno.
coLLegamenti acustici e ottici
Come è noto, strumenti acustici come trombe, tamburi,
corni da caccia, sirene, ecc., venivano impiegati da tempo
6.2 Canestro porta colombi lanciato con immemorabile a scopi militari, oltre alla voce umana che,
paracadute (Museo del Genio, Roma)
anche se amplificata con megafoni, raggiunge distanze
limitate, come del resto accade per gli strumenti sopra
elencati, specie durante i combattimenti, per l’elevato e continuo frastuono.
La trasmissione di segnali telegrafici con bandiere, bandiere a lampo di colore, dischi colorati,
lanterne, ecc. - detta “telegrafia a segnali” - trovava anch’essa, da lungo tempo, larga applicazione
per i reparti avanzati, ma avveniva molto lentamente, prestandosi quindi solo alla trasmissione
di dispacci brevissimi. Questa limitazione permaneva, anche se attenuta, quando si impiegavano
codici convenzionali per sintetizzare le informazioni da trasmettere e aumentare la segretezza delle
comunicazioni. I mezzi telegrafici anzidetti si potevano ovviamente impiegare solo di giorno e in
buone condizioni meteo, con il rischio che le trasmissioni venissero osservate dal nemico.
Per l’impiego notturno, oltre che diurno, trovarono invece larga applicazione, durante il conflitto
e in tutti gli eserciti, i razzi colorati lanciati con pistole Very. Per segnalazioni luminose, anche
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da bordo degli aerei verso terra, si usavano “petardi a fumate” visibili di giorno fino a qualche
chilometro di distanza e le “Lampade Donath”, proiettori portatili alimentati a batteria, di non
facile utilizzo perché non orientabili agevolmente verso il punto di ricezione.
La difficoltà di stabilire e mantenere i collegamenti è comune, in diversa misura, a tutti i sistemi
di telegrafia a segnali.
La larga diffusione delle comunicazioni mediante eliografi o diottrici dipende da numerosi fat-
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tori quali la maggiore rapidità di trasmissione rispetto alla telegrafia a segnali, la facilità di
impiego e di trasporto degli apparati, l’assenza di fili conduttori e l’impossibilità di interruzioni
operate dal nemico. In figura 6.3 si mostra il disegno di un apparato del tipo Faini o Faini Triulzi.
A fronte dei vantaggi accennati pocanzi, questi sistemi di telegrafia ottica presentano però nu-
merosi inconvenienti tra i quali la lentezza di trasmissione a fronte della telegrafia elettrica,
l’elevata percentuale di errori in ricezione che aumenta quando l’atmosfera non è perfettamente
1 Le pistole Very lanciavano razzi con stelle di tre colori (rosso, verde e bianco) a un’altezza di circa 100 m.
Combinando i colori in lanci successivi si riusciva anche a trasmettere un numero elevato di messaggi, ma durante i com-
battimenti conveniva semplificare al massimo l’impiego di tali cifrari.
2 Gli eliografi utilizzano la luce solare intercettata da uno specchio per trasmettere lampi di luce ottenuti oscurando lo spec-
chio con un otturatore o ruotandolo, secondo un codice che può essere quello Morse. I diottrici eseguono la stessa funzione
con una sorgente artificiale come una lampada.
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