Page 283 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO DECIMO
ciati da Sacco che però non sono bastati
a scongiurare la soluzione dei cifrari di
servizio italiani, a causa della notevo-
le quantità di materiale crittografico
“offerto” al nemico e soprattutto per
le frequenti trascuratezze ed errori dei
radiotelegrafisti non sufficientemente
addestrati nello svolgimento del lavoro
di cifratura.
10.9 Tempi di soluzione, in numero di giorni, e date di in-
troduzione di alcuni Cifrari di Servizio italiani
10.5 LA RADIO INTELLIGENCE ALLA FINE DEL 1916
La rinuncia austriaca aLLe radiocomunicazioni
Non si ritiene prematuro accennare al tema che apparirà ancora più chiaro dall’esame degli eventi
successivi, riguardate la diversa strategia d’impiego della radio adottata dai due Eserciti contrap-
posti, indispensabile per valutare i risultati della lotta crittografica svoltasi al fronte italo austriaco.
Le norme che limitano l’uso della radio nell’Esercito austriaco risalgono all’ottobre del 1915,
quando disposizioni molto severe impongono il silenzio radio a tutte le stazioni campali e l’uso
sistematico di collegamenti via filo anche per la telegrafia, fatta eccezione per i casi di assoluta
necessità. Disposizioni in tal senso vengono ribadite e gradualmente inasprite durante gli anni
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successivi ogni qual volta si raccolgono notizie allarmanti sulle intercettazioni italiane, come
accadrà a più riprese nel corso del 1917. Proprio le intercettazioni italiane mostrano come il
silenzio radio sia stato applicato più rigorosamente dal maggio del 1916 fino all’ottobre – no-
vembre dell’anno successivo, ma con un andamento “altalenante”, sintomo anche di contrasti
interni dovuti a forti divergenze tra concezioni d’impiego della radio. Durante il 1918, si giun-
gerà addirittura a ordinare la “piombatura” degli apparati trasmittenti, in una parte del fronte.
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Per tali motivi, il numero di RTG intercettati dalle stazioni d’ascolto italiane resta, per gran parte del
conflitto, notevolmente inferiore a quello dei dispacci italiani trasmessi e in gran parte intercettati.
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Le contromisure austriache non dipendono solo da qualche allarmante informazione ricavata
da deposizioni dei prigionieri, da radiogrammi italiani decrittati, ecc., ma tendono anche a non
fornire agli Italiani il materiale crittografico necessario per la soluzione dei cifrari. Del resto i
timori dei comandi austro ungarici non sono infondati perché, anche nel periodo precedente ai
primi successi crittologici di Sacco e dei suoi collaboratori, l’abilità italiana nelle intercettazioni
e localizzazioni radiogoniometriche, ampliamente documentata nelle pagine precedenti, con-
sente di individuare l’ubicazione delle stazioni RT - e quindi dei Comandi - nell’ambito dello
71 J. Prikowitsch, op. cit., p.436.
72 M. Ronge, Der Radiohorch, op cit., p.11, 14 e 24,30.
73 Il numero di dispacci italiani cifrati intercettati (non è nota la percentuale di quelli decrittati N.d.A.) da aprile a dicem-
bre nella zona dell’11 Armata austriaca, ove risiedeva più della metà delle stazioni intercettatrici, sono, sempre secondo
a
Ronge, pari in media a 840 per mese, escludendo le ripetizioni, cioè i telegrammi intercettati da più stazioni. Valori globali
pari a poche centinaia di dispacci radio decrittati e trasmessi mensilmente dal Reparto crittografico italiano ad altri Enti
saranno raggiunti nel 1917 e nel 1918. A questi va aggiunta una quantità ignota di RTG decrittati di minore importanza non
trasmessi all’esterno del Reparto.
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