Page 280 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               mi”, riportato integralmente nell’Annesso I, è una sintesi contenuta in sole cinque pagine, estre-
               mamente semplice e chiara, redatta quindi in modo che anche gli alti comandi possano leggerla
               e comprenderla.
               Si illustrano in poche righe i metodi di decrittazione del Cifrario Militare Tascabile e di dizionari
               come il “Rosso” e il “Mengarini”, dimostrandone la notevole debolezza, superabile mediante
               chiavi frequentemente variabili e sopracifrature, in modo da modificare «la frequenza relativa
               dei gruppi cifranti rispetto a quelle naturali della lingua italiana».
               L’Autore espone poi alcune regole a cui attenersi per sfuggire alle decrittazioni austriache, con-
               sigliando di evitare:
               • qualsiasi simmetria e uniformità nei cifrari adottati;
               • l’accumularsi, nelle mani del nemico, di molto materiale crittografico cifrato con lo stesso
                 sistema e con la stessa chiave, cambiando invece ambedue molto spesso;
               • la frequente ripetizione degli stessi gruppi cifranti in un crittogramma o in crittogrammi suc-
                 cessivi, mediante l’inserimento di omofoni, questi ultimi impiegati alternativamente per le
                 voci più comuni;
               • l’inclusione di parole chiare nei testi cifrati anche quando questi hanno un basso livello di ri-
                 servatezza.
               A fronte di un’analisi così lucida, non può non destare meraviglia il fatto che i criteri indicati da
               Sacco siano stati adottati molto lentamente e in particolare che l’adozione di cifrari veramente
               innovativi abbia avuto inizio attraverso un iter lungo e faticosissimo.
               La relazione di Sacco non si limita a diagnosticare i mali della crittografia militare italiana e a
               fornire consigli per il loro superamento ma, a dimostrazione dei principi esposti, contiene in
               allegato un “Piccolo cifrario telefonico”, che «se impiegato razionalmente e con frequenti cam-
               biamenti di chiave, offre pochissimi appigli al decifratore».  Contrariamente al titolo, senz’altro
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               riduttivo, il cifrario in questione può ascriversi, tra i più avanzati “codici di trincea” (carnet de
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               la fine del 1917 e l’inizio del 1918, anche per la radiotelegrafia.

               un contributo fortemente innovativo
               Il piccolo cifrario telefonico è un vocabolario disordinato, comprendente quindi una parte ci-
               frante e una decifrante, in cui i termini in chiaro sono sillabe, lettere dell’alfabeto, numeri dallo
               0 al 9 e molti termini di uso corrente nell’Esercito mobilitato. Nell’Annesso I sono riprodotte
               l’introduzione e le due pagine iniziali del repertorio rispettivamente per la parte cifrante e deci-
               frante. A ciascun termine in chiaro riportato nella prima parte in ordine alfabetico, corrisponde
               un numero di tre cifre estratto a sorte, mentre nella parte decifrante tali numeri sono elencati in
               ordine crescente, senza ovviamente poter riportare, accanto a ciascuno di essi, i corrispondenti
               in chiaro, prima dell’estrazione.
               Sin dalle prime pagine del dizionario si rileva l’impiego di molti omofoni e la possibilità di
               inserire nei crittogrammi un elevato numero di gruppi cifranti nulli, dato che le voci utilizzate
               nell’intera numerazione da 000 a 999 sono solo 550. Per evitare gli errori dovuti alla trasmissio-
               ne delle cifre, Sacco ha aggiunto un vocabolario, una pagina del quale è contenuta nell’Annesso
               I, che converte i gruppi cifranti in nomi di località geografiche,
               Per “chiave” del cifrario si intende «la successione esclusivamente affidata alla sorte dei numeri
               della parte cifrante»  che deve essere «diversa in ogni settore del fronte e cambiata almeno ogni
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               mese», coerentemente con i principi generali esposti nel rapporto redatto dallo stesso Sacco.
               Ogni unità operativa ha quindi l’onere di estrarre a sorte i gruppi cifranti, a distanza di non meno

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