Page 377 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO QUATTORDICESIMO
recchi giorni, aumentando così la probabilità di individuare, nell’ambito di un corposo materiale
crittografico, telegrammi di uguale lunghezza. Per questi ultimi può infatti applicarsi il metodo di
soluzione denominato “tecnica degli anagrammi multipli”, già noto alla fine dell’Ottocento.
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Nel caso in cui la chiave, sufficientemente lunga, venga invece sostituita con cadenza giornalie-
ra, la soluzione della doppia trasposizione diviene molto difficile, specie se la cifratura si effettua
mediante “rettangoli incompleti” e se, naturalmente, si evitano imprudenze ed errori nella
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cifratura. Tutto ciò, unito alla scarsezza di materiale crittografico, spiega perché i decrittatori
austriaci non siano venuti a capo del cifrario T1.
La validità del sistema è dimostrata dal suo impiego post bellico, almeno per l’anno 1919. Dopo
l’aprile di quell’anno sarà adottata la versione T2 non più con chiave fissa di 9 lettere, ma varia-
bile da 8 a 10 lettere e sostituzione ogni due giorni, invece che giornaliera.
Con la progettazione del T1, il Reparto crittografico dimostra una notevole flessibilità nell’adat-
tarsi alle esigenze dei vari reparti, in questo caso piccole stazioni radio operanti nell’ambito delle
Divisioni, alle quali si confà un metodo di cifratura semplice, ma sufficientemente sicuro, anche
se ben noto dal punto di vista crittografico.
L’interaLLeato (i. a.)
Nel mese di novembre del 1917 erano giunte in Italia sei divisioni francesi e cinque inglesi che
avevano raggiunto le prime linee alla fine di dicembre del 1917. Nella primavera dell’anno suc-
cessivo una parte di queste truppe ritornò al fonte occidentale insieme a un corpo di spedizione
italiano e restarono a combattere in Italia tre divisioni francesi e due britanniche. La presenza
delle forze francesi e inglesi schierate in posizione di riserva durante la battaglia d’arresto, aveva
fornito agli Italiani un grande aiuto psicologico, costituendo ovviamente un problema per gli
Austro Tedeschi, anche dal punto di vista crittografico.
Le Divisioni inglesi e francesi schierate in Italia disponevano ovviamente di propri sistemi di
telecomunicazione da interconnettere con i sistemi dell’Esercito italiano, per consentire rapidi
ed efficaci collegamenti tra gli Stati Maggiori e poi anche tra le unità operanti in settori adia-
centi del fronte, dal momento in cui le truppe alleate furono schierate in prima linea a fianco di
quelle italiane. Per le radiocomunicazioni, fu necessario assicurare tra l’altro la compatibilità
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nell’impiego delle frequenze e concordare la predisposizione di un idoneo cifrario in tre lingue,
denominato appunto Cifrario I. A.
Il diario della Sezione R del 8 dicembre 1917, informa che il giorno precedente il Maggiore Sacco
si era recato alla sede del Comando Supremo in Padova «per definire la questione relativa alla
compilazione e all’uso di cifrari per la corrispondenza con gli Alleati Franco - Inglesi». Egli
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rientra a Roma il giorno 11 dello stesso mese e durante la sua breve missione, si pongono le basi
per l’adozione del cifrario interalleato, la cui compilazione viene affidata al Reparto crittografico
italiano. Dell’avvenuta “diramazione” del cifrario interalleato si trova conferma nei diari della
15 F. L. Bauer, op. cit. p.95 - 98; 421 - 423. Il metodo può applicarsi a tutti i sistemi di trasposizione e consiste nel sovrap-
porre due o più dispacci di uguale lunghezza quindi affiancare a due a due le diverse colonne individuando quella contenente
i bigrammi più probabili nella lingua dei dispacci. Alle colonne scelte si affiancano le restanti individuando il gruppo con
i trigrammi più probabili. Si dovrebbe così cominciare a intravedere qualche frammento dei dispacci in chiaro a cui si ag-
giungono alternativamente le altre colonne dei crittogrammi sovrapposti per tentare di individuare il seguito dei dispacci.
16 Gli esempi contenuti nelle Istruzioni dell’uso impiegano solo rettangoli incompleti cioè con l’ultima riga di lunghezza
variabile asseconda del numero di lettere contenute nei diversi dispacci.
17 I francesi facevano un largo impiego della radio estesa anche in ambito divisionale, con ricetrasmettitori campali per le
comunicazioni tra il comando di divisione e i dipendenti comandi di reggimento (X Armee, Etat Major, 3 Bureau, Organisation
e
des liaisons terrestres électriques sans fils a l’intérieur des Divisions, ISCAG, Racc. 225). Gli Inglesi usavano sin dal 1917
radio di trincea (trench set) con trasmettitori a valvola da 30 Watt con una sola valvola per ricevere e per trasmettere, oppure
con trasmettitore e ricevitore separati.
18 Diario Sezione R, 7 dicembre 1917, AUSSME, Fondo B1, 101S, Vol. 307d.
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