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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               i primi “ascoLti”
               Prima  del  conflitto  mondiale,  l’intercettazione  delle  comunicazioni  telefoniche  nemiche  tra-
               smesse su filo si effettuava prevalentemente mediante l’inserimento diretto sulle linee avversarie
               accessibili, in particolari e rare circostanze, mediante impianti di difficile occultamento e quindi
               di durata normalmente molto limitata. Soprattutto nei primi mesi di guerra contro l’Italia, gli
               Austroungarici hanno tentano di adottare metodi di questo tipo, inserendo in qualche collegamento
               telefonico italiano di prima linea, alcuni “fili - spia” che di solito venivano rapidamente scoperti.
               Il sistema di intercettazione telefonica divenuto più comune nella Grande Guerra è invece basto
               sull’’effetto combinato dell’induzione elettromagnetica  e della captazione di correnti circolanti
                                                                  1
               nel terreno, generate dai collegamenti che si vuole intercettare.
               Se la conversazione da ascoltare impiega un “circuito misto” costituito da un solo conduttore
               metallico con due prese di terra poste ai suoi estremi, la corrente telefonica “di ritorno” circola
               nel terreno, seguendo percorsi variabili e addensandosi nelle zone con maggiore conducibilità.
               Una frazione di tale corrente può essere quindi deviata in un filo conduttore inserito tra due prese
               di terra poste in posizione favorevole, nella zona circostante il collegamento da intercettare: pro-
               prio a realizzare queste prese sono destinate le missioni come quella  pocanzi descritta. Quindi,
               per ascoltare le comunicazioni telefoniche nemiche è sufficiente inserire una cuffia ricevente nel
               circuito così costituito.
               A questo fenomeno si aggiunge quello dell’induzione, per cui la corrente telefonica circolante
               nel circuito da intercettare genera una corrente con analoghe variazioni nel filo predisposto per
               l’ascolto, collegato a terra alle due estremità.
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               L’effetto dell’induzione tra conduttori metallici era ben noto e utilizzato da decenni per tentare
               di trasmettere segnali telegrafici senza fili interposti. William Preece nel 1892 aveva realizzato
               comunicazioni intellegibili a distanze fino a circa 5 km, senza tuttavia trovare pratica applica-
               zione per il suo sistema, a causa della lunghezza dei conduttori, quasi uguale alla distanza del
               collegamento. Erano inoltre conosciuti gli effetti della mutua induzione per esempio tra circuiti
               telegrafici e telefonici istallati su
               una stessa palificata.
               All’inizio della guerra, quasi tut-
               ti  gli  Eserciti  belligeranti  “risco-
               prono”,  indipendentemente  e  in
               circostanze  diverse,  il  fenomeno
               qui sommariamente descritto. Nel
               caso dell’Esercito francese, quasi
               un anno dopo l’inizio del conflit-
               to,  le  interferenze  riscontrate  tra
               le proprie comunicazioni di prima
               linea,  in  alcune  zone  del  fronte
               occidentale, permettono di indivi-
               duare con chiarezza la possibilità
               di intercettare quelle nemiche. Il
               merito  della  scoperta  è  attribuito   15.2 Il rocchetto di filo, lo zaino per il trasporto a spalla e un telefo-
               al Sottotenente André Delavie, se-  no campale per l’ascolto (Museo della Comunicazione, Roma)

               1   La legge dell’induzione elettromagnetica o legge di Faraday risale al 1831 e spiega la generazione di una forza elettromo-
               trice provocata in un circuito dalle variazioni del campo magnetico che lo investe, dovute a loro volta a una corrente che
               varia in un altro circuito.
               2   Dai documenti dell’epoca si deduce l’opinione dei protagonisti delle prime intercettazioni italiane che ritenevano l’effetto
               delle correnti di ritorno nel terreno preponderante rispetto all’induzione. Questo convincimento prevalente all’epoca dei
               circuiti misti, si modifica quando si passa a quelli metallici.

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