Page 152 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
zione per misura di sicurezza o di ordine pubblico”. 159
Nell’aprile del 1943 s’inizia a considerare il rilascio di alcuni prigionieri – ac-
cusati di connivenza con i partigiani – costituitisi disarmati e internati nel campo
di Buccari, con l’invito alle autorità croate a garantire il loro allontanamento dalla
“seconda zona”. Altri aventi parenti e amici latitanti rimarranno prigionieri nell’e-
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ventualità di usufruirne quali oggetto di scambio con militari italiani catturati.
Dall’estate successiva, in seguito ad una proposta presentata in primavera dalla Le-
gazione croata a Roma al Ministero degli Affari Esteri, anche per i croati internati
in territorio italiano o annesso (campi di Arbe, Gonars, Monigo, Buccari) è presa
in considerazione la liberazione e il rimpatrio: dal provvedimento saranno esclu-
si ebrei e ortodossi – su richiesta croata – e i comunisti e gli altri elementi ostili
all’Italia – su proposta italiana –, limitando inoltre la liberazione della popolazione
maschile abile alle armi. Il provvedimento faceva seguito a un’istanza di cittadini
croati per ottenere il rilascio di alcuni congiunti internati nei campi italiani e con-
cedere loro l’autorizzazione a trasferirsi nello Stato Indipendente Croato. Per ovvie
considerazioni di carattere politico era interesse italiano liberarsi di “elementi slavi
indesiderabili difficilmente assimilabili” e di dare pertanto seguito alla richiesta
croata, nella misura più larga e con la maggiore velocità; il permesso tuttavia sarà
accordato a un numero piuttosto ridotto di internati. Per tale ragione il coman-
do della 2ª Armata impartirà ai corpi d’armata dipendenti, responsabili di valutare
le richieste di rilascio croate, nuove istruzioni affinché riesaminassero con criteri
meno restrittivi le domande ricevute e respinte con parere contrario. Il 19 luglio la
prefettura di Ogulin chiederà anche di rimettere in libertà tutti gli abitanti di Razlo-
ge (distretto di Delnice) internati in vari campi, adducendo che la località, situata
nel bosco, aveva subìto una serie di internamenti in conseguenza delle azioni dei
partigiani ivi nascosti, senza particolari colpe della popolazione civile. 161
I campi d’internamento rimarranno attivi fino al disfacimento dell’esercito ita-
liano in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943. Difficile stabilire il numero
dei civili coinvolti nell’internamento, ma riferendosi all’insieme dei campi delle
autorità militari e civili si può valutare in circa centomila – in gran parte sloveni,
159 HDA, 1210, Popis Dokumenata Talijanske Vojske, kut. 3, VI zbor 1942-1943 213-356, Co-
mando VI Corpo d’Armata, Ufficio Affari Civili, Norme complementari per il funzionamen-
to dei campi di internamento di Forte Mamula e di Prevlaka, f.to il Generale Comandante
del Corpo d’Armata R. Dalmazzo.
160 AUSSME, M-3, b. 64, fasc. 3, Comando V Corpo d’Armata, Ufficio Affari Civili, a Coman-
do Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia (2ª Armata), Ufficio Affari Civili, prot. n. 3359/
AC, oggetto: Partigiani che si costituiscono disarmati, f.to il Generale di Corpo d’Armata
Comandante Alessandro Gloria, P.M.41, 20 aprile 1943-XXI.
161 Ibidem, b. 67, 2ª A, 1943, Rimpatrio in Croazia di internati nei campi di Arbe-Gonars ed
altri.
152 Capitolo sesto

