Page 150 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
Dal marzo del 1942 la nota Circolare 3C di Roatta predispone una serie di ordini
relativi all’internamento dei civili come provvedimento diretto a reprimere la lotta
partigiana, colpendo alla bisogna interi gruppi sociali o centri abitati. In caso di ri-
volta o imminenti operazioni i comandi potevano integrare le ordinarie limitazioni
alla circolazione (lasciapassare, coprifuoco, ecc.) sino ad abolire completamente il
movimento dei civili, provvedere a trattenere ostaggi tra la popolazione chiamata a
rispondere di eventuali aggressioni a militari e funzionari italiani, considerare cor-
responsabili dei sabotaggi gli abitanti delle abitazioni prossime al luogo dell’avve-
nimento. Gli individui trovati nelle zone di combattimento sarebbero stati arrestati,
stesso trattamento verso i sospettati di favoreggiamento dei partigiani. Nel corso
delle operazioni sarebbero stati distrutti gli edifici dai quali partivano le offensive
alle truppe italiane e quelli in cui fossero stati rinvenuti depositi di armi, munizioni
o esplosivi. Nel caso l’intera popolazione di un villaggio o la massima parte di
essa avesse combattuto contro le truppe italiane, si sarebbe provveduto alla distru-
zione dell’intero abitato. Era permessa la confisca, per disposizione dei comandi
responsabili, di viveri, foraggi e bestiame trovati negli edifici e villaggi distrutti o
abbandonati. 154
Le divisioni italiane batteranno il territorio occupato con grandi operazioni di
rastrellamento, non risparmiando la popolazione accusata di sostenere i partigiani.
Nel Governatorato della Dalmazia, secondo ordinanza di Bastianini, coloro che
avessero abbandonato il comune di residenza per unirsi ai ribelli, qualora catturati,
sarebbero stati passati per le armi. Le loro famiglie sarebbero state considerate
ostaggi e per nessuna ragione avrebbero potuto allontanarsi dalla frazione di resi-
denza. I loro beni sarebbero stati confiscati su ordine del prefetto. La somministra-
zione di viveri sarebbe stata immediatamente sospesa agli abitanti delle zone in
cui si fossero verificati atti di sabotaggio a telefoni e telegrafi, lancio di esplosivi
e aggressioni a mano armata. Qualora atti del genere fossero stati conseguenza di
colpevole negligenza da parte dei capi villa e degli abitanti che avevano assunto
impegno di collaborare per la tutela dell’ordine pubblico, i responsabili sarebbero
stati passati per le armi, così come quelli che avessero prestato assistenza, aiuto o in
qualunque modo avessero favorito l’azione dei ribelli. Coloro che fossero rientrati
alle proprie case presentandosi alle forze di polizia locali sarebbero stati, salvo non
dovessero rispondere direttamente di altri reati, esenti da pena per la partecipazione
e l’organizzazione di bande armate. 155
154 AUSSME, M-3, b. 71, Stralcio delle comunicazioni verbali fatte dall’eccellenza Roatta nel-
la riunione di Fiume del giorno 23 maggio 1942. Affermazione riportata in diverse pubbli-
cazioni, tra cui D. Rodogno, op. cit., pp. 401-407.
155 AUSSME, M-3, b. 64, fasc. 3, 2 A, 1943, ordine pubblico (Ufficio A.C.), Comando Supe-
riore FF.AA. Slovenia-Dalmazia (2ª Armata), Ufficio Affari Civili, Provvedimenti contro i
ribelli e loro familiari, Ordinanza n. 150, Governo della Dalmazia, f.to Giuseppe Bastianini,
150 Capitolo sesto

