Page 17 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Gli “slavi del sud”


             scimento, ed il fattore che dal XIX secolo li spinse sempre più verso le sirene del
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             panslavismo e dell’indipendenza .
                Lungi dal prendere una china eversiva, il nazionalismo croato, che aveva per i
             serbi ortodossi pur sempre una certa diffidenza, cercò però dapprima di guadagna-
             re spazio all’interno delle complesse istituzioni della monarchia austro-ungarica,
             trovando, almeno dalla fine del XIX secolo, una sponda in alcuni ambienti del
             potere viennese, primo fra tutti l’erede al trono Francesco Ferdinando d’Asburgo.
             Quest’ultimo era convinto, in aperta contrapposizione con l’imperatore Francesco
             Giuseppe, che una maggiore solidità all’Impero potesse venire solo da una tra-
             sformazione della “Duplice” monarchia in “Triplice”, concedendo cioè ai Croati
             una loro corona che comprendesse i territori slavi della monarchia a meridione
             del Danubio. Una simile ipotesi, che avrebbe avvinto il nazionalismo croato alla
             corona degli Asburgo, era però guardata con comprensibile avversione tanto dagli
             ungheresi, che vi avrebbero avuto una mutilazione del proprio regno, che dai circoli
             conservatori di Vienna, che paventavano una deriva federalista dell’intero Impero,
             che lo riportasse alla condizione precedente alle riforme teresiane del XVIII seco-
             lo: un aggregato di poteri semi-indipendenti tenuto assieme dalla sola persona del
             monarca .
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                A giudicare un pericolo mortale l’idea di Franscesco Ferdinando erano ovvia-
             mente anche i nazionalisti serbi, che vi vedevano la peggiore delle ipotesi possi-
             bili: la spaccatura del mondo slavo balcanico con la nascita di un regno slavo a
             predominanza non serba bensì croata, e quindi cattolica, inserito nella compagine
             dell’Impero Asburgico.
                Mentre in Croazia il nazionalismo si sviluppava a cavallo dei secoli XIX e XX
             seguendo la corrente alternata delle sirene panslave della Serbia e delle tentazioni
             sub-imperiali dell’Impero Asburgico, in Serbia, esso imboccava un percorso ben
             diverso. Benché guidato da una classe dirigente occidentalizzante ed europea, edu-
             cata più a Vienna e Parigi che a San Pietroburgo, il Regno di Serbia, proclamatosi
             tale nel 1882, ambiva fatalmente a divenire il centro aggregante del futuro stato
             degli “slavi del sud”, e a questo traguardo sacrificò tutta la propria politica . La
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             Serbia che formava le sue struttura sul finire del XIX secolo fu dunque un piccolo
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             diffondendo nella classe dirigente, nella chiesa ortodossa e nella popolazione una
             fobica ostilità per tutti i paesi vicini .
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                Il nazionalismo serbo, costituitisi in stato prima degli altri, cercava infatti di far


             10  JOHN MASON, Il tramonto dell’impero asburgico, cit., pp. 16-18.
             11  Ivi, pp. 123-124.
             12  EGIDIO IVETIC, Le guerre balcaniche, cit., p. 161.
             13  JOZE PIRJEVEC, Serbi, croati, sloveni, cit., pp. 37-39.

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