Page 12 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            fondamentale della sua storia: entrando a far parte dei domini del re di Ungheria
            il regno balcanico diveniva infatti la componente meridionale di un grande stato
            europeo, inserito nei gangli della vita politica e culturale del continente e capace di
            influenzare profondamente l’identità nazionale croata.
               Benché turbato dalle guerre fra i diversi regni e la nascita di entità autonome
            come il regno di Bosnia, costituitosi alla fine del XII secolo, l’equilibrio delle forze
            fra i regni della  penisola balcanica durò sostanzialmente fino ai primi decenni del
            XIV secolo quando, sull’onda del progressivo decadimento dell’Impero bizantino,
            si affacciarono nella regionei turchi, nuovi invasori, di religione musulmana, pro-
            venienti dall’Anatolia occidentale.
               L’arrivo nella propaggine sud-orientale dell’Europa dei turchi fu un avvenimen-
            to destinato a rivoluzionare la storia europea per i secoli seguenti. I nuovi conqui-
            statori infatti, oltre a mostrare fin da subito una grande efficienza militare, erano
            portatori di una fede religiosa e di un sistema amministrativo e sociale molto diver-
            so da quello dei popoli slavi, ma destinati a dominarli, e a influenzarli, per secoli a
            venire.
               Nel corso del XIV e XV secolo, uno dopo l’altro tutti i regni degli slavi del sud
            caddero sotto il potere dei turchi ottomani, e furono vane tutte le spedizioni che
            dall’Europa cristiana vennero portate, sia pure con non poca ambiguità e molta
            malaccortezza, in loro aiuto.
               La storia balcanica di quei secoli è la storia di una tenace resistenza all’inva-
            sione piegata decennio dopo decennio dal progressivo avanzare degli eserciti sul-
            tanali, iniziato nel 1363 con la presa di Filippopoli e arrestatosi solo nel 1529 sotto
            le mura di Vienna. Alla battaglia di Kosovo il 28 settembre 1389, la Serbia vedeva
            distrutto il proprio esercito e ucciso sul campo il re Lazzaro, e la stessa sorte toc-
            cava fra il 1393 e il 1395 alla Bulgaria dello zar Giovanni Sisman e alla Valacchia
            del voivoda Mircea Tepesh. Nel 1396 a Nicopoli e nel 1444 a Varna naufragarono
                                                                      1
            clamorosamente i tentativi di nuova crociata dell’Europa cristiana . La caduta della
            stessa Costantinopoli nel 1453, ormai poco più di un bastione assediato, fu la san-
            zione definitiva del predominio dei turchi nella regione che da allora sarà nota col
            nome che essi stessi gli dettero, “i Balcani”, ovvero, “le Montagne”.
               Nel 1459 cessava del tutto la resistenza dei serbi e quattro anni dopo cadeva in
            mano ai turchi anche il regno di Bosnia, già lacerato al proprio interno dalla guerra
            di religione fra i cristiani ortodossi e l’eresia bogomila, tenace derivazione del ca-
            tarismo, che si era diffusa nella regione due secoli prima. Dopo la conquista turca
            i bogomili, fra cui molti aristocratici, si convertiranno in massa all’islam, impor-
            tandovi una spiritualità sincretica che avrebbe molto influenzato l’islam balcanico
            e creando una comunità di slavi musulmani destinata a condizionare con la propria

            1  MARCO PELLEGRINI, Le crociate dopo le Crociate, Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 31-33,
               61-68 e 169-174.

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