Page 207 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Memoria dell’occupazione
Carnefici e vittime: la memoria scissa.
La guerra italiana in Jugoslavia come paradigma della memoria
europea della Seconda Guerra Mondiale.
La valutazione della guerra in Jugoslavia, come delle altre guerre di aggressione
del fascismo, è influenzata da un fattore problematico: anche l’Italia ha vissuto
la guerra partigiana e la guerra civile sul proprio suolo dopo l’8 settembre 1943,
sperimentando a propria volta le conseguenze di una occupazione nemica. L’Italia
è stato insomma aggressore e aggredito, ribelle e repressore, accusato e accusatore
nell’ambito della stessa guerra, e ciò l’ha portata a porsi un dilemma difficilmente
risolvibile: come può una nazione che ha combattuto il nazismo essere considerata
come un occupante parimenti brutale ed essere chiamata a rispondere delle proprie
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responsabilità ?
La memoria storica nazionale ha vissuto da allora in uno stato di contraddizione
non privo di volontarie lacune sulle proprie azioni negli anni del conflitto ed in quel-
li immediatamente precedenti. Tale situazione si può per altro allargare a tutte le for-
ze politiche e a buona parte delle nazioni europee. Tutti coloro che prima o durante
la Seconda Guerra Mondiale avevano in diverso modo collaborato con la Germania,
nel dopoguerra cercarono di accreditare di sé stessi, del tutto comprensibilmente,
una immagine che non fosse compromessa con i crimini del nazismo. Cancellati,
almeno momentaneamente, dalla scena politica i circoli “collaborazionisti” ai quali
era addossata l’intera colpa della complicità con la Germania, tutti i popoli europei
compilavano, ciascuno a proprio modo, la lista delle proprie benemerenze e delle
proprie ferite. Come ha rilevato lo storico britannico Marlk Mazower nella sua sto-
ria dell’occupazione nazista dell’Europa, sembrerà, all’indomani della guerra, che
il solo comportamento degli europei durante i dodici anni precedenti al 1945 fosse
stata l’opposizione al nazismo .
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Per ciò che riguarda l’Italia diversi storici hanno parlato a questo proposito di
una memoria auto-assolutoria “costruita” da parte dei governi, delle forze politiche
e dell’opinione pubblica italiani con l’intento di collocare l’Italia nel campo delle
90 Gran Bretagna, Olanda e Francia affrontarono il medesimo problema quando dovettero ge-
stire la decolonizzazione dei propri imperi d’oltreoceano, trovandosi di fronte a interrogati-
vi identici. Per gli statunitensi il disincanto verrà più tardi, in Indocina. Proprio la guerra in
Indocina del resto offrirà una utile cartina di tornasole per valutare quanto l’esperienza della
guerra avesse inciso sullo spirito e la sensibilità europea. L’enorme partecipazione emotiva
di gran parte della società occidentale, ed anche italiana, per il conflitto che opponeva il pic-
colo Viet-nam al colosso statunitense aveva infatti precise radici nell’esperienza dell’occu-
pazione tedesca e del collaborazionismo.
91 MAZOWER MARK, L’Impero di Hitler. Come i nazisti governavano l’Europa occupata.,
Milano, Mondadori, 2010, p. 540.
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