Page 36 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            che avrebbe preparato la popolazione alle rivendicazioni italiane convincendola
            dei vantaggi di un’unione personale con l’Italia. È dato il via all’armamento degli
            ustaša e nel giro di dieci giorni sono mobilitati duecentocinquanta croati prove-
            nienti da Lipari e dagli altri luoghi di confino. Anche Berlino intensifica le relazioni
            con i separatisti, vedendo nell’ex colonnello dell’esercito austro-ungarico Slavko
            Kvaternik, padre di Eugen Dido-Kvaternik e di noti sentimenti filo-tedeschi, la
            personalità tra questi più affidabile: Kvaternik assicura i tedeschi di poter contare
            non solo sul sostegno degli ustaša ma anche su quello di molti esponenti del Partito
            contadino di Maček. 46
               Il 29 marzo il governo insediatosi a Belgrado proclama lo stato d’assedio, chiu-
            de le frontiere e ordina la mobilitazione generale. A Roma si presume che il colpo
            di Stato sia stato attuato con la connivenza dell’esecutivo precedente e del reggente,
            partito per Atene. Prove ulteriori in tal senso sarebbero l’immediata costituzione
            del nuovo governo, l’assoluta mancanza di reazione agli avvenimenti dei giorni
            precedenti e la partecipazione al gabinetto Simović di alcuni esponenti del prece-
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            dente esecutivo.  Il cambiamento di governo e ancor più l’entusiasmo popolare che
            lo ha accolto sono per Roma la chiara dimostrazione di come i sentimenti jugoslavi
            siano profondamente anti-Asse e dominati dal timore dell’accerchiamento. Il colpo
            di Stato ha suscitato un diffuso consenso tra la popolazione di Belgrado e in parti-
            colare tra i comunisti: le masse e i soldati sono scesi in piazza al grido di “meglio la
            guerra che il patto” (bolje rat nego pakt), “meglio la tomba della schiavitù” (bolje
            grob nego rob).
               Svanito l’entusiasmo iniziale il governo Simović si trova, tuttavia, a dover af-
            frontare la reazione dell’Asse, l’ostinata ostilità dei croati che temono la revoca
            dell’autonomia  e  la  propaganda  comunista  e  della  piazza  che  attendono  ormai
            l’aggressione della Germania e dei suoi alleati ed il coinvolgimento jugoslavo nel
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            conflitto.  Aumenta l’attività insurrezionale croata: il 31 marzo un gruppo di se-
            cessionisti ha già preparato un manifesto che proclama la decadenza della sovranità
            jugoslava e la creazione dello Stato indipendente, mentre numerosi croati risultano
            renitenti alla leva. 49
               Il  governo  jugoslavo  è  consapevole  della  pressione  militare  che  le  potenze
            dell’Asse vanno esercitando alle frontiere e del pericolo sempre più concreto rap-
            presentato dalla loro influenza sulle tendenze separatiste croate. Se il colpo di Stato


            46  G. Perich, op. cit., p. 123.
            47  AUSSME, H-3, b. 66, fasc. 2, Stralcio del bollettino giornaliero n. 88, 29 marzo 1941-XIX;
               id., Stralcio bollettino giornaliero n. 90, Jugoslavia, 31 marzo 1941-XIX.
            48  Ibidem, Stralcio della situazione settimanale Stati esteri n. 14, Jugoslavia, Situazione politi-
               co-militare, 3 aprile 1941-XIX.
            49  DGFP, Series D, Vol. XII, doc. 270; AUSSME, H-3, b. 66, fasc. 2, Stralcio della situazione
               giornaliera n. 93, 3 aprile 1941-XIX.

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