Page 43 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Gli irredenti e la Missione Militare speciale        41
                   Siberia Orientale. Giunta nella città siberiana di Cita, la ferrovia transiberiana
                   lasciava il territorio russo per entrare in Manciuria, territorio della Repubblica
                   Cinese. Poco dopo aver passato il confine, gli irredenti videro, però compari-
                   re ai lati della ferrovia dei gruppi di cavalieri in uniforme cosacca. Erano gli
                   uomini dell’atman Semenov, un ufficiale della cavalleria zarista che nei mesi
                   precedenti aveva costituito nei territori manciuriani a cavallo del confine con la
                   Siberia un proprio feudo indipendente dal quale progettava di iniziare la ricon-
                   quista della Russia.
                      Lo stesso Semenov accolse al loro arrivo ad Harbin gli ultimi irredenti ac-
                   compagnati dal maggiore Manera, al quale offrì un ricco banchetto di benvenuto.
                      Harbin, antica capitale della Manciuria settentrionale, era in quel momento
                   il centro dell’attività dei fuoriusciti russi in Asia. Nella Manciuria del nord, che
                   nominalmente restava una provincia cinese ma che il Trattato di Porthsmouth
                   col Giappone aveva lasciato all’influenza russa, viveva infatti una numerosa co-
                   lonia di militari e civili russi addetti all’amministrazione e alla protezione della
                   Ferrovia Orientale Cinese, come si chiamava il tratto della Transiberiana che
                   passava in Manciuria. A questi si erano uniti fin dal febbraio-marzo tutti i russi
                   che erano riusciti a fuggire attraverso la Siberia, vittime del crollo della Russia
                   zarista prima e di quella borghese poi .
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                      Questi ultimi erano un gruppo variegato e litigioso, che comprendeva gene-
                   rali senza più reparti, nobili fuggiaschi, ex-membri della Duma, oltre ad avven-
                   turieri, agitatori, spie ed ufficiali giunti in Manciuria alla testa degli uomini a
                   loro fedeli.
                      Fra questi ultimi il più importante era appunto il cosacco Semenov, l’uomo che
                   il maggiore Manera trovò ad attenderlo sulla pensilina della stazione di Harbin.
                      Nel banchetto che seguì, fra il distinto ufficiale italiano dei Carabinieri Reali
                   ed il sanguigno siberiano che non avrebbe sfigurato fra i personaggi del Taras
                   Bulba, si stabilì, a dispetto della distanza di mentalità e di ambiente, una intesa
                   molto rapida.
                      Al termine del pranzo e al culmine di diversi brindisi, Semenov chiese so-
                   lennemente all’italiano di partecipare con i suoi uomini, ovvero con il “Distac-
                   camento irredenti”, alla prossima crociata anti-bolscevica.
                      Manera fu allettato dalla proposta, che voleva dire introdurre l’Italia nel gio-
                   co della politica estremo-orientale e guadagnarsi l’amicizia di uno dei possibili
                   padroni della Russia di domani, ma era uomo troppo prudente per trascurarne





                   66  FRANCESCO RANDAZZO, Alle origini dello Stato sovietico, Roma, USSME, 2008, pp. 60­61.
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