Page 39 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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Gli irredenti e la Missione Militare speciale        37
                   nistro d’Italia Pietro Tomasi Della Torretta, che aveva sostituito il predecessore
                   Carlotti . Della Torretta notificò subito le istruzioni ricevute da Roma: il nuovo
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                   governo russo non era riconosciuto dall’Italia. Egli stesso avrebbe lasciato la
                   Russia appena possibile.
                      Cambiavano anche gli assetti e gli scopi delle missioni alleate. Per ciò che
                   riguardava quelle italiane, partiva da Mogilev anche il generale Romei Longhe-
                   na, la cui Missione Militare cessava di avere scopo con la caduta del governo
                   russo legittimo . Egli si trasferiva però a Mosca, nuova capitale russa, per man-
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                   tenere un canale con il nuovo potere russo dopo la partenza dell’ambasciatore
                   Tommasi della Torretta.
                      Restava però ancora da assolvere invece il mandato della Missione Militare
                   Speciale del tenente colonnello Bassignano, dal cui operato dipendeva il desti-
                   no degli irredenti che ancora si trovavano nei campi di Kirsanov e Vologda. Se
                   fino a quel momento la loro situazione era stata quella di alleati ex-nemici, ora
                   si trovavano ad essere di fatto degli ex-alleati, nemici di una potenza, la Ger-
                   mania, con la quale i bolscevichi intrattenevano notoriamente rapporti molto
                   stretti.
                      Bassignano, cui giungevano già da settimane notizie della liberazione dai
                   campi di prigionieri austro-tedeschi, decise quindi fin dal principio di dicembre
                   di allontanare al più presto gli irredenti dalla Russia. Se non fosse stato più pos-
                   sibile da Archangelsk, si sarebbe utilizzata l’unica via rimasta libera: la Transi-
                   beriana fino a Vladivostok sul Pacifico. Qui gli irredenti sarebbero stati evacuati
                   dagli alleati via mare e con i modi e i tempi più opportuni . La proposta venne
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                   accolta dalle autorità russe, ansiose di liberarsi al più presto di tutti gli stranieri,
                   e così il primo scaglione di 400 uomini partì il 24 dicembre da Kirsanov alla
                   volta dell’Estremo Oriente.
                       Lo stato di caos in cui versavano i trasporti russi non consentì però in un
                   primo tempo il successo dell’operazione, ed il treno degli irredenti venne quasi
                   subito bloccato e requisito dai ferrovieri bolscevichi. Ci volle tutta la capacità
                   di persuasione di Manera per raggiungere un soddisfacente accordo con questi
                   ultimi. I 2.000 internati di Kirsanov e i 500 di Vologda sarebbero stati divisi in



                   58  Su quest’ultimo nelle sue memorie Bazzani avrà un giudizio severo. Privato dell’aiuto del colon­
                       nello Marsengo, addetto militare, Carlotti aveva infatti prestato eccessivo credito alle opinioni e
                       alle informazioni che gli giungevano dagli ambienti liberali russi, convinti di padroneggiare la
                       situazione ancora poche settimane prima del colpo di stato bolscevico.
                   59  Lo stesso Romei Longhena aveva ricevuto da parte di Trockij l’offerta di assumere la carica di
                       consigliere militare nel nuovo esercito russo.
                   60  A. BIAGINI, La Missione militare italiana in Russia, pp. 304­305.
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