Page 44 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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le difficoltà .
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Innanzitutto un passo simile avrebbe dovuto essere autorizzato da Roma,
in secondo luogo gli irredenti non erano, non ancora almeno, soldati italiani e,
soprattutto, quanti avevano manifestato la volontà di arruolarsi lo avevano fatto
per combattere in Italia contro gli austriaci non in Siberia contro i bolscevi-
chi. Infine, armare, alimentare ed equipaggiare un reparto letteralmente all’altro
capo del mondo non era impresa da poco, soprattutto visto che ogni trasporto
avrebbe dovuto essere effettuato via nave.
Nei giorni seguenti Manera conobbe anche gli altri esponenti della colonia
russa di Harbin, i generali Orlov, Plieskov e Dononesvsky ed il presidente della
Ferrovia Orientale russo-cinese, Zurabov. Costoro avevano costituito sotto la
presidenza del generale Horvath un governo russo in esilio denominato “Co-
mitato dell’Estremo Oriente” ed anche loro ripeterono a Manera la medesima
offerta di Semenov.
Horvath era un ufficiale zarista di vecchio stampo, riconoscibile per la sta-
tura quasi gigantesca e la lunga barba bianca pettinata in due punte. Egli si
considerava la suprema autorità russa in Estremo Oriente, ma era evidente che
Semenov non gli riconosceva nessuna primazia, così come era chiaro che en-
trambi ricevevano aiuti dai giapponesi che li adoperavano badando a metterli
uno contro l’altro. Manera doveva dunque procedere con cautela. In quei giorni
tuttavia la sua attenzione fu presa soprattutto dai numerosi problemi della si-
stemazione dei suoi irredenti. Data la scarsezza di alloggi idonei il Maggiore
poté infatti sistemarne ad Harbin solo 1.600. Dei rimanenti, 600 furono inviati
nella cittadina di Lao-Sha-Gau, e 300 in territorio russo, nel campo di Nikolsky-
Ussursky, in una condizione poco piacevole, essendo il campo popolato per lo
più di prigionieri austro-tedeschi.
Date le prime disposizioni il maggiore partì per Tokyo, diretto a conferire
con l’addetto militare italiano, il tenente colonnello Filippi di Baldissero, circa
la proposta dei russi bianchi: combattere al loro fianco contro i bolscevichi.
A Tokyo Manera trovò, assieme alla nomina a capo della Missione Militare
Speciale, anche l’ordine di condurre l’intero “Distaccamento Irredenti” in Cina,
dove l’Italia poteva disporre di alcune piccole basi occupate al tempo della
spedizione contro i “Boxers”: la concessione di Tien-Tsin, il forte di Shan-Hai-
Kuan e le legazioni di Pechino e Shangai.
In Cina, lontani dal turbolento ambiente russo, gli irredenti, inquadrati mi-
litarmente, e rivestiti di uniformi provvisorie, avrebbero atteso la decisione
67 L’Esercito Italiano nella Grande Guerra, cit., p. 34.
capitolo primo

