Page 13 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LE  AMBIZIONI  DEL  NUOVO  STATO  NEL  MONDO
                  LE  MISSIONI  MILITARI  ITALIANE  ALL'ESTERO
                    COME  STRUMENTO  DI  POLITICA  ESTERA


                                                               MARIANO  GABRIELE



              Considerando il  programma dei  lavori di  questo Convegno, la  prima preoc-
         cupazione  che  emerge  per una  relazione  introcluttiva  è quella  di  non  avviare  un
         processo  di  ripetizione  che  rischi  o  che  appaia  capace  di  togliere  spazio  agli  in-
         terventi dei  relatori,  anche se  in  realtà  non è  possibile sintetizzare  decentemente
         fenomeni  particolari,  tutti  caratterizzati  da  una  loro  identità storica  non seriabi-
         le,  nel  respiro breve e  insufficiente della  esposizione che precede  il  Convegno.
              Mi è  parso quindi  utile  evitare una carrellata di  titoli  o  un elenco di  eventi,
         inadeguati comunque a presentare gli  studi, ben  più completi e approfonditi, che
         i singoli oratori esporranno. Cercherò piuttosto di  esprimere qualche valutazione
         storica  e di  soffermarmi  su  qualche  elemento  concettuale  che  mi  è  sembrato si-
         gnificativo, al  fine  di  comprendere meglio collocazione e ruolo delle missioni mi-
         litari  italiane  all'estero  durante  il  periodo  considerato.  Soccorrono  a  questo
         scopo, secondo la  mia opinione, due  parole-chiave che emergono dal titolo della
         relazione;  esse  sono "ambizioni" e "strumento", e mi  pare che  aiutino a  definire
         il  senso di  tutto il  discorso.
              Il  Regno  d'Italia  viene  proclamato  il  17  marzo  1861,  ed  è  da  questo  mo-
         mento  che  si  può  parlare  di  "ambizioni"  italiane.  Anche  negli  stati  preunitari si
         erano avuti  precedenti  di  missioni affidate alle  Forze  Armate,  ma  avevano avuto
         in  genere  fini  diversi  perché  motivati da episodi  accidentali, o  dalla difesa  obbli-
         gata  di  taluni  interessi  minacciati  nella  loro esistenza, o  da  esigenze  specifiche di
         azione politico-diplomatica. CosÌ si  possono considerare le  dimostrazioni  navali e
         le  crociere della flotta  sarda e di  quella  napoletana, destinate a difendere  il  com-
         mercio marittimo insidiato dai  pirati e da piccole potenze compiacenti dell' Africa
         mediterranea; cosÌ le  traversate napoletane dell' Atlantico per matrimoni di  mem-
         bri della Casa regnante; cosÌ  anche la  presenza sarda nelle acque dell'America me-
         ridionale a sostegno degli emigranti e di alcuni interessi economici: in quest'ultimo
         caso,  tuttavia,  si  può  trovare  qualcosa  cii  più  interessante  perché  le  unità  distac-
         cate  nel  Rio  de  la  Plata, specialmente dopo il  1848, non si  occupano solo di  co-
         loro che provengono dai domini del re di Sardegna, ma di tutti gli emigranti italiani.
         La  partecipazione  dell'Esercito  sardo  alla  guerra  di  Crimea  non  va  considerata
         una  missione  perché  manca  il  requisito  della  pace,  anche  se  tutta  l'azione  di
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