Page 16 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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6                                                          MARIANO  GABRIELE

                 A questi  motivi  si  aggiunge  la  speranza  di  rinsaldare  il  vincolo  con  Londra,
            quell'intesa mai scritta che proprio allora comincia a indebolirsi. Forse, intervenen-
            do  insieme,  lo  si  rafforzerà.  E,  infine,  quale  occasione  migliore  per avviare  un  re-
            cupero nel concerto delle potenze, dopo la sbandata di  Crispi? La missione militare
            parte con l'obiettivo cii  sostenere interessi  nazionali - politici, strategici e commer-
            ciali - ma nel contempo rafforzerà le  relazioni internazionali del paese e dimostrerà
            che l'Italia non è isolata. Avrà, come dice  l'Alberini  "flessibilità e libertà d'azione",
            e con esse il successo, malgrado le solite difficoltà e le solite miserie interne, per cui
            il  Ministro Brin,  nella primavera 1897, lamenterà la  "figura che si  fa  a  Creta,  sen-
            za scarpe, senza tende, senza vestiario, senza oggetti adatti al  luogo".
                 In  America,  intanto,  le  tradizionali  presenze devono tener conto ciel  raffor-
            zamento e della crescente organizzazione delle compagini statuali locali, che ren-
            dono via via meno necessario e meno possibile l'intervento protettivo sostenuto dalla
            minaccia della  forza.  Nell' America latina c'è però un'eccezione, la  crisi  brasiliana
            1893-1896 che si  riflette sull'ordine pubblico e sulla sicurezza degli  emigrati ita-
            liani,  contro cui  si  scatenano violenze.  Subito - è  lo  stesso  anno di  Adua - viene
            costituita  la  "squadra  dell' Atlantico"  e  viene  immaginata  un' azione  oltremare.  I
            documenti parlano di  dimostrazione  navale,  occupazione della dogana di  Santos,
            cattura di  mercantili,  e  altro.  Fortunatamente la  dimensione  della  spesa  e  del  ri-
            schio, come  pure  l'incertezza dei  risultati,  che  l'ammiraglio Accinni  e  il  suo suc-
            cessore  Palumbo  mettono  bene  in  luce,  sconsigliano  l'avventura.  In  seguito,  le
            missioni  italiane  anche  nell' America  meridionale  avranno  come  fine  soprattutto
            la  propaganda  nazionale  e  il  collegamento  con  le  comunità  di  origine  italiana.
            Anche la stessa stazione permanente ha termine, con la  guerra di  Libia, sostituita
            da presenze saltuarie e  missioni  di  amicizia.
                 Saranno tra queste, durante il  periodo fascista, anche le trasvolate atlantiche,
            missioni  certamente intese  a  legittimare a  livello  internazionale il  regime  fascista
            e  a dare  di  esso  una  immagine  di  efficienza e di  potenza,  ma  pur sempre  missio-
            ni  di  amicizia.
                 Per quanto concerne il Nordamerica, il professor Salvatore (Concordia University
            di Montreal) ricorda che quando Balbo vi  giunse, nel  1933, "l'Italia era ... l'enfant
            gàté della città".  Questo  non  accade  soltanto  a  Montreal,  con  quasi  50.000 per-
            sone ad attendere gli  aviatori  italiani,  ma anche a New York,  dove Balbo dirà agli
            italo-americani: "Ospiti della grande America, siate la parte eletta dell'antica e del-
            la nuova patria:  rispettate le sue leggi  per essere rispettati; esaltate, con il  tricolo-
            re, la bella bandiera stellata". Naturalmente queste missioni recano un palese intento
            propagandistico del  Fascismo e del  suo  portato ideologico. È tuttavia interessante
            notare  che  quel  che  è  caduco  viene  dimenticato,  mentre  sopravvive  il  senso
            profondo della missione. Salvatore ricorda che a Chicago la  Balbo Avenue e ilmo-
            numento  commemorativo  del  volo  hanno  resistito  sia  alla  seconda  guerra  mon-
            diale,  sia  al  risentimento  antifascista;  e  quando  l'ambasciatore  italiano Tarchiani
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