Page 433 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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ÒALLE MISSIONI MILITARI DELL'XOO AL "PEACEKEEPING" - ANALOGIE E CONTINUITÀ 423
I militari si comportarono bene e fecero il meglio che poterono con i mezzi
a disposizione: d'altra parte non si trattava di combattere guerre, ma cii ristabilire
o stabilire condizioni cii calma a favore degli interessi delle Potenze, attraverso
l'imposizione di misure militari di controllo e cii ammonimento: un'anticipazione
con non poche analogie, del peacekeeping clei nostri giorni.
All'interno del Paese il consenso non era vasto, ma le dichiarazioni di politica
ester;; erano spesso vigorose e le intenzioni, le decisioni e le iniziative altrettanto
spesso velleitarie, come troppo di frequente è stata ed è la politica estera italiana.
In altre parole, cosa c'era dietro a questi interventi, a sostegno di queste missioni
all'estero in tempo di pace?
Ho detto che la parte più ricca del bilancio era quella per le spese militari,
comunque non tale da far giocare alle Forze Armate il ruolo di braccio armato di
una grande potenza. -Ceconomia era agricola e l'industria balbettava, eravamo tributari
all'estero per materiali e prodotti strategici, l'anafalbetismo imperversava, le spese
per l'istruzione erano irrisorie, la sanità pubblica non esisteva, le condizioni sociali
erano quelle che erano. Dietro al velleitarismo di una politica estera forse anche tale
per fare dimenticare i problemi interni, c'era veramente la sostanza di una grande
potenza? È un problema che assilla questo paese dalla sua nascita come stato unitario:
forse le posizioni geopolitica e geostrategica ci hanno condannato a questa sorte.
Le missioni militari italiane all'estero, dal 1861 al 1939, non furono dunque
così infrequenti come si potrebbe immaginare. Segno, non solo di una politica
estera che voleva essere di prestigio, ma anche di attesa di un ritorno di capitale
investito in termini economici e politici che invece l'Italia non riscosse a differenza
delle altre potenze.
-Cepoca coperta dal Convegno non poteva godere o soffrire delle capacità
mediatiche di oggigiorno che ci portano in casa sin il minimo dettaglio audio e
visivo di ogni crisi: quindi le missioni di quel tempo non provocavano un impatto
così diffuso come accade oggi: poco ne era cosciente l'opinione pubblica, quando
non larga parte della stessa classe politica. Alle spalle delle forze impiegate c'era
il silenzio se non il vuoto: quello che oggi si chiama il "sistema Paese" era assente
sia come coscienza di motivi e obiettivi cla conseguire sia come sostegno. Queste
missioni erano solo clelle manifestazioni militari figlie uniche di una politica che
voleva essere di potenza, di ambiziosa presenza senza averne gli attributi per paterne
poi conseguire vantaggi tangibili. Tutto ciò naturalmente al di là cii quello che
fecero cii buono, soldati, marinai e carabinieri.
Ad esempio, non pochi furono gli interventi militari all'estero tra il 1918 e
il 1922: nell'atmosfera cii quegli anni cii disorcline politico, sociale ecl economico
chi aveva testa, anche della classe politica, per poter seguire queste iniziative e
clare loro nerbo e convinzione? Pensiamo alle critiche vicende che chiamiamo
delle "occupazioni adriatiche": ci mettemmo in urto e in cattiva luce con tutti i
nostri alleati della guerra, mentre ci inventavamo all'interno ill11ito della "vittoria
mutilata", ma il consenso e il sostegno a quelle operazioni era pressoché latitante
nel Paese che aveva altro cla pensare.