Page 65 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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Appendice 1
Lettera del Ministro italiano a Parigi
al Ministro degli Esteri
Parigi, 22 maggio 1864
Onorevole Signor Ministro,
Prima ancora che mi giungesse il dispaccio commerciale che l'E.V. mi diresse
il 6 corrente, io mi era procurata l'occasione di conoscere personalmente gli
ambasciatori giapponesi giunti testé a Parigi, ed aveva loro espresso il desiderio
del governo del Re di stringere relazioni col Giappone e di ottenervi in favore
degli italiani che colà si recassero il trattamento accordato agli Europei appartenenti
ai Paesi che hanno conchiuso trattati con quell'Impero dell'Estremo Oriente.
Pervenuto mi poscia il dispaccio che ho menzionato, mandai il primo segretario
della legazione a pregare gli ambasciatori di fissarmi un'ora per intrattenerli di una
comunicazione ch'io aveva da far loro da parte del Governo Italiano. Gli ambasciatori
mi ricevettero difatti il 16 corrente. Dissi loro: che il Re mio Augusto Sovrano, ed
il suo Governo desideravano stringere amichevoli relazioni con l'imperatore del
Giappone e col suo Governo; e che a tale scopo il governo del Re aveva avuto
prima d'ora l'intenzione di mandare al Giappone una missione, con l'incarico di
conchiudere un trattato di amicizia, di commercio e di navigazione; che l'invio di
tale missione, era stato ritardato da ragioni indipendenti dalla di lui volontà; che
tuttavia la missione sarebbe stata spedita il più presto possibile; che intanto io
aveva incarico di proporre agli ambasciatori o di stipulare il trattato direttamente
con me a Parigi, ovvero di stipulare questo trattato a Torino, ove la missione
giapponese sarebbe accolta coi debiti onori, e conformemente alle usanze seguite
pel ricevimento delle legazioni asiatiche.
Il primo ambasciatore rispose: che veramente le presenti difficoltà del Giappone,
arrivavano appunto dai trattati conchiusi con le potenze europee; che il governo
giapponese non aveva quindi gran desiderio di concludere altri trattati con altre
nazioni; che essi ambasciatori non erano muniti di pieni poteri per negoziare con
l'Italia; che tuttavia essi avrebbero fatto pervenire al loro governo, l'espressione
del desiderio manifestato dal governo italiano, che in ogni caso l'invio della missione
italiana, sarebbe stato utile e conveniente.
Replicai che se l'Italia mandava al Giappone una missione straordinaria, lo
faceva principalmente nell'intento di conchiudere un trattato sulle basi di quelli
che il Giappone conchiuse con altre nazioni d'Europa; che perciò io desiderava
di essere ben accertato dell'esito che avrebbe avuto l'invio della missione sotto
questo speciale aspetto.