Page 55 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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6 Momenti della vita di guerra
discredito. Ma i combattenti hanno voluto riconoscere in essa la loro vera anima e i
loro travagli . Alla cronaca giornalistica è subentrato il romanzo di trincea, talora con
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acclamato successo di verità umana . Ma il riconoscimento di verità storica all’opera
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d’arte può avvenir solo a traverso un processo critico, che distacchi dalla finzione e in-
veri per proprio vigore il frammento artistico. Ci troviamo perciò dinanzi al problema
di una storia spirituale della guerra; ché, certamente, quegli eserciti ebbero un’anima
che li resse; che circolò nella parola sussurrata nella trincea; che urtò contro i motivi
eterni dell’egoismo e della conservazione personale; che sofferse e pianse la famiglia
lontana, il dolore assiduo, i compagni caduti; che si levò nell’ebbrezza degli assalti;
che spasimò nei rovesci. Per porre mano a questa storia dobbiamo distaccare, in un
momento d’obbiettiva contemplazione, la guerra da noi stessi; dobbiamo risentirne
il pathos, ma insieme definirlo: senza asservirci ad esso, ché, allora, mancherebbe il
contorno; sentirlo eternato nella sincerità della storia.
Per fare un primo passo in questa storia, io credo che convenga iniziare lo studio del-
le vestigia di quest’animo dell’esercito italiano, cominciando dalle lettere e dai diari dei
combattenti , e rintracciare fra essi i documenti più sinceri e i più caldamente vissuti,
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quelli che, rimoti da ogni pensiero di pubblicità, fermano pensieri intimi e profondi,
o li confidano a madri e a spose lontane, al cospetto della morte onnipresente: ciò che
spiega il tono netto di molti di questi documenti: come di chi ricapitoli in un momento
supremo tutta la propria vita e ne determini le grandi linee.
Già la massa edita di questi documenti è vastissima , quella inedita è presso che
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infinita . Inoltre, nella sterminata serie degli opuscoli commemorativi con cui il dolo-
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rante orgoglio delle famiglie tentò di sottrarre all’oblio la memoria e il nome dei singoli
caduti, talora avviene che all’incerta o convenzionale parola del commemoratore, ne
subentri un’altra più forte, e in frammenti di lettere ci parli un’anima anelante sul Carso
o inchiodata come vedetta sulle cime delle Alpi. È tutta una letteratura oscura, di scarsa
diffusione, ma che merita d’essere scrutata.
Non ignoro le obbiezioni che allo studio di tali documenti di guerra possono
rivolgersi, e le ho lungamente meditate. Mi si potrebbe dire – ed effettivamente mi
è stato detto da taluno scettico su questa impresa –: «In primo luogo, la ricerca do-
vrebbe essere infinita, per quanti sono stati i combattenti italiani. Poi, gli epistolari e i
diari pubblicati son il meglio dei migliori, e una storia che rifugga da ogni convenzio-
nalismo agiografico, oltre dell’eroe deve tener presente anche il mediocre e il vile, che
venan di sé la realtà umana. La cernita di queste lettere dovrebbe farla lo storico stesso
dalla intatta congerie dei documenti. E poi, anche potendo far questo, gli epistolari
non avranno mai importanza come documento di storia militare, perché la censura
postale impediva di parlar delle operazioni di guerra: non sempre daranno un esatto
quadro della vita di trincea e del combattimento vissuto, perché affetto e pietà verso i