Page 271 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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BIOGRAFIE ARTISTI                                            269



            ALCIDE TICÒ (ROVERETO, TRENTO, 1911 – IVI, 1991)
            Dopo essersi diplomato all’IstitutoIndustriale di Vicenza, si stabilì a Milano. Il soggiorno nel capoluogo lombardo segnò la
            svolta nella sua formazione artistica: inizialmente prese a frequentare alla sera l’“Avanguardia artistica” di corso Monforte,
            un ritrovo di giovani dove poteva disegnare e scolpire, mentre durante il giorno per mantenersi faceva l’imbianchino; in
            seguito si iscrisse all’Accademia di Brera, alla scuola di marmo, per seguire le lezioni di Adolfo Wildt. Nell’ambiente artistico
            milanese strinse amicizia con due roveretani illustri, Carlo Belli e Fausto Melotti, conobbe Edoardo Persico e Gino Ghirin-
            ghelli fondatori e animatori della galleria Il Milione. Gli anni Trenta segnarono la sua affermazione artistica: nel 1931 a Ro-
            vereto, in occasione di una mostra degli artisti locali, espose Il montanaro, una scultura che richiamava la tecnica espressiva di
            Modigliani. Nello stesso periodo partecipò al concorso bandito dalla Metro Goldwin Mayer, la compagnia di produzione ci-
            nematografica statunitense, per le scenografie del film Ben Hur. Molto attiva la sua partecipazione ai progetti decorativi dei
            pubblici uffici realizzati sempre nella sua regione natale. Nel 1932 giunse così il primo riconoscimento ufficiale alla sua
            attività: vinse il premio di 500 lire alla Mostra d’arte Triveneta promossa dalla Confederazione sindacale d’arte fascista. Negli
            anni 1933-1934, in un clima di rinnovata attenzione per i protagonisti della Grande Guerra, espose alla rassegna Settembre
            trentino un busto di Cesare Battisti e partecipò al concorso nazionale “La Guerra e la Vittoria” con un busto della Medaglia
            d’Ooro Italo Lunelli. Fu poi incaricato di modellare le teste di Fabio Filzi e Damiano Chiesa per il monumento in Piazza del
            Podestà a Rovereto. Nel 1937, dopo una breve parentesi come docente alla Scuola d’Arte di Ortisei, si recò a Roma dove
            poté dare sfogo alla sua passione per il volo. Conseguì il brevetto di pilota e nel 1941 si arruolò volontario in Aeronautica
            come aviere scelto aiuto fotografo a bordo di un aerosilurante e fu decorato con una Medaglia di Bronzo per una rischiosa
            missione sull’isola di Cipro. Nel secondo dopoguerra Alcide Ticò riprese a frequentare l’ambiente di Cinecittà e il suo studio
            romano di via Margutta 33 divenne il set cinematografico del film Vacanze romane.  In quell’occasione eseguì il ritratto di
            Gregory Peck. Negli anni Settanta portò a termine una monumentale Via Crucis per il Santuario di Collevalenza in provincia
            di Perugia, già iniziata dallo scultore Antonio Ranocchia, composta da undici gruppi di statue in cemento alte cinque metri.
            Nel 1984 si trasferì a Ortisei, tornò poi nella sua città e lì concluse la sua vita.

            CLETO TOMBA (CASTEL SAN PIETRO TERME, BOLOGNA, 1898 – BOLOGNA, 1987)

            Mostrò prestissimo il suo talento modellando piccole figure con la creta del torrente Sillaro che scorreva vicino alla sua abi-
            tazione. Così, con la reputazione di bambino prodigio, iniziò la sua formazione artistica nella Scuola d’Arte di Palazzo
            Ercolani a Bologna. Successivamente si perfezionò sotto la guida di Pasquale Rizzoli, l’autore del monumento ai caduti del
            1848 collocato al Parco della Montagnola. L’influenza del maestro lo spinse in un primo momento a privilegiare soggetti
            monumentali. Nel 1922 vinse il concorso per l’edificazione della scultura commemorativa per i caduti della Grande Guerra
            di Casola Valsenio, un piccolo centro in provincia di Ravenna, e l’anno successivo ne eseguì una in bronzo per il cimitero di
            Imola. Nel 1928 partecipò alla Biennale di Venezia con il gesso La marcia su Roma e nel 1935 espose alla Seconda Quadriennale
            di Roma Il Duce. Nel 1936 realizzò un altorilievo in cemento per il cimitero della sua città natale e l’anno dopo vinse la
            cattedra di Figura e Ornato al liceo artistico di Bologna, dove rimase a insegnare fino all’età della pensione. Nel secondo do-
            poguerra si dedicò in prevalenza a opere di piccolo formato, salvo partecipare al concorso per il monumento ai caduti di
            Bartella, una cittadina vicino a Mosul in Iraq, classificandosi secondo.


            EMILIA MARIA VITALI
            L’ingresso del re (a cavallo o a bordo della sua Saetta, la FIAT Tipo 4, 1910, sulla quale si spostava lungo la linea del
            fronte)ssuna notizia sulla formazione e sulla produzione artistica della scultrice. Il suo nome non compare in nessuno dei
            cataloghi delle principali manifestazioni d’arte italiane organizzate negli anni Venti e Trenta. Fu premiata nel 1935 al concorso
            “La Guerra e la Vittoria” per il busto in bronzo della Medaglia d’Oro Ugo Bignami. Nel 1948 prese parte alla Quadriennale
            di Roma, in quell’occasione rinominata come “Rassegna nazionale delle arti figurative”.


            MARIO MIRKO VUCETICH (BOLOGNA, 1898 – VICENZA, 1975)
            Artista eclettico, dall’ingegno multiforme e poliedrico, studiò nella sua città natale e poi a Napoli, dove la famiglia si era tra-
            sferita. Nel capoluogo campano conseguì nel Regio Istituto di Belle Arti il titolo di professore di Disegno architettonico.
            Trasferitosi nel Nord Italia, nel 1919 fu assunto come architetto dal Comune di Gorizia dove entrò in contatto con il movi-
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