Page 268 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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266 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
PIETRO REPOSSI (CHIARI, BRESCIA, 1902 – IVI, 1983)
Nato in una famiglia dell’alta borghesia lombarda, fu l’autore di numerosi ritratti di suoi concittadini e conterranei. Nel
1926 eseguì una scultura in gesso della Medaglia d’Oro Roberto Sarfatti conservata insieme ad altre sue opere nella Fon-
dazione Biblioteca Morcelli Pinacoteca Repossi della sua città natale. Nel secondo dopoguerra proseguì nella sua attività di scul-
tore e nel 1948 l’Ospedale di Chiari gli commissionò il ritratto del benefattore Mellino Mellini, ora collocato nel cortile del
nosocomio. Nel 1971 Repossi realizzò per il Comune di Sanremo un busto in bronzo di Louis Armstrong che fu collo-
cato davanti al Casinò Municipale.
ELEUTERIO RICCARDI (COLDRAGONE, FROSINONE, 1884 – ROMA, 1963)
Nacque in una famiglia di ceramisti e, trasferitosi il padre a Roma, fece il suo apprendistato artistico nello studio dello
scultore Giuseppe Prini. Esordì in pubblico con partecipazione alla mostra promossa dalla Società Amatori e Cultori
di Belle Arti nel 1905 esponendo alcuni ritratti in gesso, ma successivamente si dedicò alla pittura senza però ottenere
i risultati sperati. Così si trasferì per tre anni a Berlino dove, visitando una mostra retrospettiva dedicata a Vincent Van
Gogh, rimase profondamente colpito dalle opere esposte e in seguito cercò di coniugare lo stile del pittore olandese
con il futurismo italiano. Chiusa poi la parentesi pittorica, tornò nel 1918 alla scultura, cimentandosi con diversi ma-
teriali: terracotta, marmo, legno, pietre e metalli, dimostrandosi un artista eclettico e irrequieto, al punto di distruggere
le opere di cui non era soddisfatto. Ben presto abbandonò lo stile futurista per orientarsi verso un realismo più tradi-
zionale privilegiando soggetti popolari. Recatosi a Londra divenne il ritrattista preferito dell’alta società. Dal Governo
britannico ebbe l’incarico di realizzare due statue monumentali in marmo destinate a Bombay e a Calcutta raffiguranti
Lord Edwin Samuel Montagu, segretario di Stato per l’India. Rientrato a Roma strinse amicizia con intellettuali, poeti
e artisti della Capitale ed eseguì i ritratti, tra i molti, di Bruno Barilli e Corrado Alvaro. Negli anni Trenta espose le sue
opere nelle più importanti manifestazioni artistiche nazionali: alla II Quadriennale di Roma nel 1935 e alla Biennale
d’Arte di Venezia l’anno dopo. Nel 1941 fu tra gli artisti scelti per rappresentare la regione Lazio alla III Mostra del
Sindacato Fascista a Milano. Nel secondo dopoguerra tornò a privilegiare la pittura, ma per problemi alla vista, fu co-
stretto a limitare la sua attività.
GUSTAVO RODELLA (ROMA, 1891 – IVI, 1937)
Dal padre Ottavio, pittore e illustratore del periodico romano Il Rugantino, erede dell’omonima testata ottocentesca, il giovane
Rodella fu avviato all’attività artistica. Trasferitosi con la famiglia a Milano, frequentò l’Accademia di Brera e completò la sua
preparazione pittorica sotto la guida di Cesare Tallone, Raffaele Mentessi e Lorenzo Pogliaghi. Completati gli studi, rientrò
a Roma dove si affermò come ritrattista e illustratore del periodico satirico Numero. Dagli inizi degli anni Venti crebbe il suo
interesse per l’incisione e nell’ottobre 1921 aderì al Gruppo Romano Incisori Artisti, promosso dal Soprintendente alle Gal-
lerie Musei della Capitale Federico Hermanin, prendendo parte negli anni successivi a tutte le esposizioni organizzate in
Italia dal sodalizio. Dal 1929 passò a insegnare Tecniche dell’incisione all’Accademia di Belle Arti di Roma e fu proprio con
una litografia, dedicata alla Medaglia d’Oro Giuseppe Rusca, che partecipò nel 1934 al concorso “La Guerra e la Vittoria”.
ANTONIO GIUSEPPE SANTAGATA (GENOVA, 1888 - MULINETTI, GENOVA, 1985)
Rimasto prematuramente orfano del padre, Santagata soltanto intorno ai vent’anni poté finalmente dedicarsi alla sua vera
passione e cominciò a frequentare l’Accademia Ligustica di Belle Arti della sua città natale in un momento di grande effer-
vescenza culturale. Allo scoppio della Grande Guerra si arruolò come volontario e rimase gravemente ferito nell’ottobre
1915 nel corso di un’offensiva sul Monte Sabotino. Una drammatica esperienza questa che segnò la sua vita personale e ar-
tistica e lo indusse a consacrare gran parte delle sue opere alla celebrazione e alla memoria dell’immane conflitto. Dopo una
lunga e tormentata convalescenza, vinse nel 1920 una borsa di studio del pensionato artistico Duchessa di Galliera che gli per-
mise di trasferirsi a Roma. Nella Capitale strinse amicizia con Carlo Delcroix, presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati
e Invalidi di Guerra e grazie alla sua considerazione ottenne una serie di importanti committenze per le sedi che il sodalizio
stava aprendo nelle principali città d’Italia. Le case dei mutilati rappresentarono il luogo di elezione per celebrare la vittoria
e i sacrifici dei combattenti italiani attraverso le immagini del dolore, con un linguaggio che si coniugava perfettamente con