Page 263 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            di Santa Maria Novella realizzò il gruppo marmoreo L’Arno e la sua valle; a Milano collaborò con l’architetto Giovanni Muzio
            per la decorazione del Monumento ai caduti in guerra. Nel 1936 vinse il premio Sanremo per un monumento alla regina
            Margherita realizzato poi in marmo nel 1940. Nello stesso anno ultimò a Roma per l’E42 la statua in marmo “Il genio del
            Fascismo”. Nel secondo dopoguerra continuò la sua attività partecipando alle mostre della Promotrice di Torino e alla Qua-
            driennale romana. L’ultima sua opera fu la statua in bronzo di San Giovanni Battista ora collocata all’interno del Battistero
            di Pisa.

            SAVINIO LABÒ (MILANO, 1899 – IVI, 1976)

            Frequentò in modo discontinuo l’Accademia di Belle Arti di Brera e la Scuola di Alto Artigianato al Castello Sforzesco della
            sua città natale. Dopo la parentesi bellica dove combatté nel 1918 sul Montello, i suoi studi a Brera. Negli anni Trenta si ac-
            costò al movimento del “chiarismo lombardo” in opposizione al neoclassicismo novecentesco. Prese parte con continuità
            alle Biennali di Venezia, alle Quadriennali di Roma e alle principali manifestazioni artistiche nazionali. Appassionato melo-
            mane, stabilì un inteso rapporto di lavoro con il teatro alla Scala anche nel secondo dopoguerra in cui si dedicò alla scenografia
            e al disegno di costumi teatrali. Nel 1950 prese parte al I Giro d’Italia della Pittura Contemporanea organizzato a Milano
            dalla Galleria d’Arte Cairola cui presero parte 196 artisti. Negli anni Sessanta realizzò alcune pale di argomento religioso
            contemperando la sua attività professionale con quella di insegnante di Composizione alla Scuola superiore d’Arte applicata
            all’industria del Castello e successivamente di docente di disegno nel liceo artistico di Brera.


            ANGELO LANDI (SALÒ, BRESCIA, 1879 – IVI, 1944)
            Fu inviato dal padre all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ma il giovane ben presto lasciò l’ateneo per recarsi a Milano e iscri-
            versi all’Accademia di Belle Arti di Brera. Qui fu allievo di Filippo Carcano e di Cesare Tallone, un apprezzato ritrattista.
            Proprio nell’esecuzione di ritratti il giovane Landi si fece conoscere e stimare. Esordì a Firenze nel 1907 nella mostra della
            Società Promotrice di Belle Arti. Tornato a Venezia strinse amicizia con Augusto Sezanne e insieme a lui si dedicò alla de-
            corazione di interni in stile Liberty. Nel corso della Grande Guerra Landi fu arruolato come caporale di artiglieria addetto
            all’Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo e, in questo ruolo, realizzò circa quattrocento dipinti dedicati ai
            vari aspetti della guerra, una sorta di reportage analogo a quello realizzato da Giulio Aristide Sartorio. Nel dopoguerra, dopo
            due anni trascorsi nell’America Latina per conto del Governo sempre nell’ambito del Servizio Stampa e Propaganda, rientrato
            in Italia riprese a lavorare come ritrattista e paesaggista, ma soprattutto si impegnò nella decorazione di interni prediligendo
            ancora lo stile floreale. Con questa tendenza artistica partecipò nel 1920 a Roma alla LXXXIX Esposizione promossa dalla
            Società Amatori e Cultori delle Belle Arti. Nel 1923 realizzò per Gabriele d’Annunzio al Vittoriale le lunette di San Francesco
            e Santa Chiara. Nel 1940 vinse il concorso per la decorazione della cupola della Basilica di Pompei all’interno della quale
            realizzò un affresco imponente dipingendo 327 figure.


            SALVATORE LI ROSI, (VITTORIA, RAGUSA, 1896 – ROMA, SECONDA METÀ DEL NOVECENTO)
            Studiò all’Accademia di Belle Arti di Roma. Eseguì nel 1923 decorazioni in stile Liberty sulla facciata di Palazzo Carfì a Vit-
            toria, oggi sede del Credito Emiliano, e nella stessa città lavorò dal 1925 alla decorazione del Palazzo Giudice - Campo. Tra
            il 1926 e il 1933 fu a Sydney dove eseguì sculture in pietra per la Cattedrale di Santa Maria diventando membro della Royal
            Art Society.  Dopo aver preso parte a Roma al concorso della regina Elena di Savoia “La Guerra e la Vittoria,” dal 1936 fu
            docente alla Scuola d’Arte di Pesaro. Nel 1938 espose alla IV Mostra del Sindacato interprovinciale fascista delle Marche ad
            Ancona. Dal 1942 al 1944 fu nominato dal Ministero dell’Educazione Nazionale ispettore onorario delle Antichità e Belle
            Arti per la Val Gardena. Nel dopoguerra si trasferì a Roma dove nel febbraio 1959 si tenne a Palazzo Barberini una sua
            mostra personale.


            ERMENEGILDO LUPPI (MODENA, 1877 – ROMA, 1937)

            Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti della città natale divenne allievo di Giuseppe Gibellini, lo scultore che aveva
            realizzato il monumento a Vittorio Emanuele II eretto in piazza Garibaldi, e nel 1900 vinse la borsa di studio per la scultura
            del Comune di Modena che gli permise di trasferirsi a Roma. Come saggi di pensionato per l’Istituto di Belle Arti della
            Capitale realizzò lavori che raffiguravano sia soggetti religiosi sia copie di statue antiche, comunque sempre opere improntate
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