Page 264 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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262 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
a uno stile verista. Dopo un soggiorno a Firenze dal 1906 al 1907, dove continuò la sua produzione di sculture di imitazione
classica, si stabilì definitivamente a Roma. Nel 1909 fu incaricato dell’esecuzione del fregio Il corteo della Bellezza e della Forza
per la facciata del Palazzo delle Belle Arti a Valle Giulia (oggi la Galleria d’arte moderna) inaugurato poi in occasione del 50°
anniversario dell’Unità d’Italia. I suoi lavori degli anni successivi ripresero un indirizzo stilistico fortemente verista, aneddotico
e narrativo. La carriera di Luppi si indirizzò quindi in prevalenza verso opere di committenza pubblica, spesso monumentali.
Realizzò così le allegorie della Giustizia del 1920 per il cimitero di San Cataldo di Modena e la statua della Poesia nel 1922 per
il Vittoriano a Roma, i monumenti per i caduti della Grande Guerra per la città di Avezzano e per Modena, le sculture per
la Capitale che adornano la fontana di Piazza Mazzini e il frontone del Ministero dei Trasporti a Porta Pia.
CESARE MAGGI (ROMA, 1881 – TORINO, 1961)
Ancora giovanissimo iniziò a frequentare lo studio di Vittorio Corcos, pittore ritrattista molto noto e apprezzato, e succes-
sivamente quello di Gaetano Esposito a Napoli. Seguendo la sua ammirazione per Giovanni Segantini si avvicinò alla pittura
di paesaggio di impronta divisionista e si impose nei primi anni del Novecento come uno dei più interessanti esponenti di
questo gusto pittorico. Esordì nel 1902 a Milano alla Galleria Grubicy e cinque anni dopo partecipò a Parigi alla mostra dei
Pittori Divisionisti Italiani organizzata dal Comitato parigino della Società Dante Alighieri. Prese parte alle più importanti
rassegne espositive italiane e europee e nel 1912 gli fu dedicata nell’Esposizione Internazionale di Venezia un’intera sala. Nel
1928 si tenne a Milano alla Galleria Scopinich la sua prima mostra personale. Gli anni Trenta segnarono la sua piena affer-
mazione: dopo aver esposto a Milano, Napoli e Bari, nel 1936 divenne docente di Pittura all’Accademia Albertina di Torino.
Prese parte poi nel 1939 al I Premio Bergamo alla Mostra nazionale del paesaggio italiano. Nel secondo dopoguerra la sua
ultima partecipazione a un’esposizione fu a Genova nel 1952 alla Galleria d’Arte Sant’Andrea.
ARNALDO MALPIERI.
Artista che si formò e lavorò probabilmente a Roma; di lui, oltre alla partecipazione al concorso “La Guerra e la Vittoria”
con la tela La battaglia dell’Hermada, non si hanno ulteriori notizie.
GIULIO MARCHETTI (LUCCA, 1891 – FIRENZE, 1957)
Studiò all’Istituto di Belle Arti di Lucca ed espose la prima volta a Firenze nel 1912. Successivamente diresse per alcuni anni
l’Accademia di Belle Arti di Carrara dove fu anche docente del corso di Figura. Partecipò frequentemente alle esposizioni
nazionali tra le quali la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Nel 1942 prese parte a Düsseldorf all’esposizione di
artisti toscani organizzata dal Sindacato Interprovinciale Fascista della sua regione. Nel secondo dopoguerra si dedicò con
successo prevalentemente al tema sacro. Sue mostre personali furono presentate a Roma, Genova, Livorno e a San Paulo
del Brasile. Valido pittore ritrattista e paesaggista, ebbe numerosi riconoscimenti, tra cui – uno degli ultimi – il premio del
Ritratto a Firenze nel 1954.
GIANNINO MARCHIG (TRIESTE, 1897 – VANDOEUVRES, GINEVRA, 1983)
Fin da piccolo mostrò uno straordinario talento per la pittura: a soli sei anni raffigurò il nonno in un dipinto che poco
aveva della consueta spontaneità infantile e a dodici entrò nella scuola di pittura di Giovanni Zangrando, un ritrattista
molto famoso e apprezzato nella Trieste asburgica. Da un altro importante artista triestino, Bruno Croatto, apprese poi
la tecnica dell’incisione. Alla dichiarazione di guerra per sottrarsi all’arruolamento si stabilì a Firenze dove ancora una
volta diede prova delle sue innate capacità e, diciassettenne, fu iscritto direttamente all’ultimo anno del corso di Nudo
dell’Accademia di Belle Arti. Vinta una borsa di studio si recò prima a Roma, poi in Toscana e in Umbria. La frequenta-
zione di chiese e di luoghi di culto lo portarono a scegliere soggetti religiosi rappresentati attraverso una pittura scarna
ed essenziale. Nella Capitale il suo esordio artistico alla LXXXVIII Esposizione della Società degli Amatori e Cultori
delle Belle Arti nel 1919. Il suo stile mutò completamente negli anni Venti e nel 1926 prese parte alla prima mostra a
Milano del Novecento italiano organizzata da Margherita Sarfatti. In quegli stessi anni partecipò alle Biennali di Venezia, or-
ganizzò diverse personali in Italia e all’estero e nel 1929 fu nominato professore di Disegno all’Accademia di Firenze.
Negli anni Trenta, in serie difficoltà economiche, pur partecipando alle principali rassegne nazionali, si impegnò con suc-
cesso anche in difficili lavori di restauro e nel 1932 in occasione della Mostra della Rivoluzione Fascista assunse l’incarico