Page 265 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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BIOGRAFIE ARTISTI                                            263



            di decorare le sale dedicate all’impresa di Fiume. Nel 1937, all’Esposizione Universale di Parigi, vinse la medaglia d’oro
            per il pannello dell’agricoltura realizzato per il padiglione italiano. Nei primi anni del secondo dopoguerra lavorò quasi
            esclusivamente a interventi di restauro e successivamente, sposatosi con una giovane pittrice scandinava, si stabilì dal
            1960 a Ginevra. Alla fine degli anni Sessanta, anche per la sollecitazione della giovane moglie, riprese a dipingere realiz-
            zando numerose nature morte, un genere pittorico in cui non si era prima cimentato.

            ETTORE MAZZINI (GENOVA, 1891 – IVI, 1960)

            Studiò all’Accademia Ligustica di Belle Arti della sua città natale e frequentò lo studio di Attilio Andreoli, un rinomato artista
            milanese ritrattista e autore di dipinti di soggetto storico. Esordì a Genova nel 1920 con una serie di opere che, senza rinnegare
            l’esperienza novecentista, si richiamavano alla sensibilità ottocentesca. Nel 1928 prese parte alla mostra organizzata nel ca-
            poluogo ligure dalla Società promotrice di Belle Arti Alere Flammam. Nel 1931 espose alla Mostra d’Arte Sacra promossa
            dalla Permanente di Milano, continuando tuttavia a svolgere la maggior parte della sua attivista artistica a Genova e in Liguria.
            Mazzini fu anche un abile incisore con le tecniche dell’acquaforte e della xilografia. Realizzò affreschi nella chiesa di San
            Nicola e nel Monastero delle Cappuccine del capoluogo ligure.

            ROBERTO MELLI (FERRARA, 1885 – ROMA, 1958)

            Nacque da una famiglia di origine ebraica e si trasferì a diciassette anni a Genova dalla sorella Rina, giornalista e sindacalista. Qui fu
            introdotto nell’ambiente artistico e culturale della città, apprese l’arte della xilografia, iniziò a dedicarsi alla scultura e sperimentò le
            più diverse tecniche artistiche. Così nel 1910 con un lavoro a sbalzo sul metallo vinse una borsa di studio per frequentare la Regia
            Scuola dell’Arte della Medaglia a Roma. Nella Capitale strinse rapporti di amicizia con Cipriano Efisio Oppo e con l’ambiente artistico
            nazionale, partecipò alla I esposizione italiana di xilografia organizzata a Levanto dalla rivista L’Eroica e da quel momento prese parte alle
            manifestazioni futuriste, movimento cui aderì pur conservando una sua personale autonomia stilistica. Melli fu chiamato alle armi
            nel 1916 e a Ferrara, dove si trattenne un solo anno, conobbe Giorgio de Chirico. Rientrato a Roma aprì uno studio in via dei Coronari
            e nel 1918 fondò con Mario Broglio la rivista Valori plastici. L’attività professionale nella Capitale confermò le sue doti di artista
            eclettico: si interessò al cinema e partecipò alla sceneggiatura e alla scenografia di diverse produzioni cinematografiche degli anni
            Venti, disegnò copertine di libri e si cimentò in bozzetti pubblicitari che gli valsero il I premio all’Esposizione Nazionale della Coo-
            perazione. Nel 1932 espose alla III Mostra del Sindacato Regionale Fascista di Belle Arti del Lazio e sempre in quegli anni si legò di
            amicizia con Giuseppe Capogrossi ed Emanuele Cavalli, con cui redasse il Manifesto del primordialismo plastico. La sua brillante carriera
            fu brutalmente interrotta nel 1938 dalla promulgazione delle leggi razziali che gli impedirono di partecipare alle esposizioni e di
            ottenere incarichi pubblici. Nel dopoguerra riprese la sua attività artistica e iniziò a insegnare pittura all’Accademia di Belle Arti. Con-
            siderato un esponente di spicco della “Scuola romana” fu invitato alla Biennale di Venezia del 1950 che gli dedicò una personale.

            FAUSTA VITTORIA MENGARINI (ROMA, 1893 – NEW YORK?, 1952)

            Figlia del senatore del Regno Guglielmo Mengarini, realizzò nel 1919 la raffigurazione allegorica della Giustizia per la facciata
            del Ministero di Grazia e Giustizia di via Arenula a Roma. Soggiornò a lungo negli Stati Uniti, in particolare a New York,
            dove agli inizi degli anni Trenta realizzò ritratti in bronzo di diversi esponenti della cultura. Dopo la partecipazione alla se-
            lezione per la Galleria “La Guerra e la Vittoria” dove aveva presentato il bronzo della Medaglia d’Oro Antonio Ciamarra
            propose al generale Francesco Togni – come ricorda Isabella Pascucci nel suo libro Elena di Savoia nell’arte e per l’arte –  a
            capo della Segreteria del concorso, di esporre temporaneamente le opere vittoriose, grazie alle sue conoscenze nel campo
            dell’arte, nelle sale del prestigioso Nicholas Roerich Museum di New York. Il suggerimento della scultrice non ebbe però
            alcun seguito.


            DORINO MINGARDI
            Il suo dipinto Passaggio del Piave a Ponte Vidor fu acquistato direttamente dalla regina Elena di Savoia e poi unito agli altri se-
            lezionati dalla commissione giudicatrice del concorso “La Guerra e la Vittoria”. Non abbiamo nessuna notizia sulla forma-
            zione culturale né sulla produzione pittorica dell’artista.
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