Page 262 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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260 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
Bologna. Nel 1919 si tenne a Milano nella Galleria Pesaro la sua prima personale; vi espose oltre cento lavori che ripercor-
revano lo svolgimento stilistico dell’artista. Nel 1924 si trasferì a Napoli come titolare della cattedra di Plastica della figura
all’Accademia di Belle Arti dove rimase fino al 1926. Sul finire degli anni Venti realizzò una scultura in bronzo per il monu-
mento equestre di Benito Mussolini collocato presso il Littoriale della città di Bologna. Negli anni Trenta si indirizzò in par-
ticolare alla scultura riprendendo il tema del nudo femminile già trattato in gioventù. Nel 1940 partecipò al premio Cremona
con una grande tela che riprendeva il tema del realismo sociale: Aratore con la sua famiglia. A Modena, ora come scultore,
portò a termine le figure del Secchia e del Panaro per la fontana di Piazza Garibaldi. Andò a vivere poi a Maranello dove ac-
quistò un castello che divenne, oltre che la sua residenza, il suo studio. Proprio qui realizzò la sua ultima opera: un crocefisso
di bronzo destinato all’Esposizione Universale di Roma del 1942.
ROMEO GREGORI (CARRARA, MASSA CARRARA, 1900 – ROMA, 1940)
Frequentò l’Accademia di Belle Arti della sua città dove ebbe come maestro Carlo Fontana, docente di Plastica della figura, e
con lui stabilì un duraturo rapporto di amicizia. Contemporaneamente approfondì le tecniche della scultura in un opificio
dove iniziò a cimentarsi nella lavorazione del marmo. Dopo aver prestato servizio militare nell’Esercito nell’ultimo anno di
guerra, si diplomò nel 1921 sotto la guida di Arturo Dazzi nell’Accademia di Carrara e nello stesso anno fu chiamato da Carlo
Fontana per collaborare alla realizzazione della bronzea Quadriga dell’Unità che fu poi collocata, insieme a quella della Libertà,
sulla sommità del Vittoriano. Tornato nella sua città natale, con il bassorilievo per il Monumento ai caduti vinse nel 1925 il
pensionato triennale di scultura dell’Accademia della città Carrara, che gli permise di continuare a soggiornare nella Capitale
dove trasse ispirazione per i suoi nuovi lavori dalle sculture di Adolfo Wildt e di Leonardo Bistolfi. A Roma, dopo un breve
soggiorno a Venezia, realizzò negli anni Trenta la statua monumentale del Fromboliere per lo Stadio dei Marmi del Foro Mus-
solini, un busto del Duce aviatore e un ritratto di Vittorio Emanuele III. Iniziò in questo periodo a frequentare il Sindacato Na-
zionale degli Artisti prendendo parte alle mostre proposte e orientandosi alla fine degli anni Trenta verso una produzione
aderente alla realtà popolare e quotidiana. Nello stesso periodo realizzò anche molte opere effimere per le esposizioni promosse
dalla pubblica amministrazione e dal Partito Nazionale Fascista, tra le quali quella dedicata alla maternità e infanzia. Nel 1939
per la Mostra autarchica del Minerale italiano tenuta al Circo Massimo eseguì alcuni lavori decorativi. Nello stesso anno, ormai
tra i più apprezzati artisti italiani, ottenne una sala personale alla III Quadriennale di Roma e rappresentò l’arte contemporanea
italiana con Francesco Messina all’Esposizione mondiale di New York con lavori celebrativi del regime fascista.
ITALO GRISELLI (MONTESCUDAIO, PISA, 1880 – FIRENZE 1958)
Nato in una famiglia di agricoltori, Italo interruppe presto gli studi all’Istituto d’istruzione Galilei – Pacinotti di Pisa per aiutare
i genitori nella loro attività continuando a studiare come autodidatta. I primi anni del Novecento furono per lui colmi di
soddisfazioni, decisivo per il suo futuro il trasferimento nel 1903 a Firenze. Qui frequentò artisti e letterati tra i quali Giovanni
Papini e Aldo Palazzeschi di cui poi espose nel 1905 i ritratti alla LXXV Esposizione della Promotrice fiorentina. Due anni
più tardi realizzò per il Vittoriano la statua Allegoria della Toscana e nel 1909 portò a termine per il ponte Vittorio Emanuele
II a Roma il gruppo marmoreo “Il valore militare”. Per questa sua opera fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia. Artista
ormai stimato e conosciuto, fu ammesso al concorso internazionale di secondo grado per il monumento allo Zar Alessandro
II e nel 1913 si recò a San Pietroburgo. Pur non ottenendo l’incarico si affermò comunque nell’ambiente culturale e artistico
della città russa ottenendo incarichi di rilievo. Tra il 1914 e il 1916 portò a termine decorazioni per l’ambasciata d’Italia,
prese parte alle principali esposizioni e lavorò alla scultura del Granduca Costantino destinata a essere replicata in numerose
copie per abbellire i saloni delle feste dei corpi militari dei cadetti di Russia. Griselli continuò a lavorare anche dopo la Rivo-
luzione d’Ottobre e nel 1918 fu nominato insegnante di scultura all’ Accademia d’arte di Pietrogrado (il nuovo nome dal
1914 di San Pietroburgo), dove si cimentò anche nella pittura in stile cubista. Nel 1921 abbandonò l’Unione Sovietica e si
trasferì prima a Berlino dove continuò la sua esperienza di artista d’avanguardia e poi a Parigi. Tornato in Italia nel 1923 e si
stabilì nuovamente a Firenze. Per il suo paese natale realizzò l’anno successivo un Perseo in bronzo per il Monumento ai
caduti di Montescudaio riprendendo così uno stile classicista vicino alla tradizione nazionale. Nel 1926 fu nominato docente
dell’Accademia di Belle Arti del capoluogo toscano e in quegli anni collaborò con Giò Ponti modellando il Trionfo da tavola
per le Ambasciate d’Italia, una esclusiva composizione di oggetti di porcellana bianca con dettagli in oro zecchino realizzata
dalla Manifattura Richard Ginori. Raggiunse l’apice della carriera negli anni Trenta esponendo alla II Quadriennale romana
nello stesso anno in cui partecipò al concorso “La Guerra e la Vittoria” promosso dalla regina Elena di Savoia. Per la stazione