Page 257 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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BIOGRAFIE ARTISTI                                            255



            AUGUSTO COLOMBO (MILANO, 1902 – IVI, 1969)
            Iniziò la sua formazione artistica all’Accademia di Belle Arti di Brera frequentando i corsi di Mario Moretti Foggia, di Giu-
            seppe Palanti e di Antonio Alciati. Vinta una borsa di studio per un biennio di perfezionamento, si recò a Roma, a Firenze
            e a Parigi. Tornato a Milano nel 1923 espose alla Quadriennale di Torino e l’anno successivo alla Villa Reale di Monza prese
            parte alla Mostra del Ritratto Femminile Contemporaneo. Nel 1936 partecipò a Milano alla Mostra Sociale Autunnale della
            Permanente. In quello stesso periodo collaborò come critico d’arte alla rivista Perseo. Periodico di Arti e Lettere. Ai protagonisti
            della Grande Guerra dedicò due importanti opere: nel 1935 il dipinto La Medaglia d’Oro Giordano Ottolini premiato al concorso
            “La Guerra e la Vittoria”, e nel 1940 Il martirio di Cesare Battisti.  Nel secondo dopoguerra realizzò una serie di importanti
            manifesti ispirati alla Resistenza tra i quali, uno dei più espressivi, Il bestiale fascismo è vinto.

            TITO CORBELLA (PONTREMOLI, MASSA CARRARA, 1885 – ROMA, 1966)

            Dopo aver conseguito la laurea in Chimica all’Università di Padova, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Venezia dove fu allievo
            di Guglielmo Ciardi, artista di successo di rilievo internazionale, e di Ettore Tito. Esordì in pieno clima bellico come illustratore
            e autore di soggetti militari e propagandistici. Curò, tra l’altro, una serie di cartoline edite a Londra che raffiguravano la drammatica
            sorte dell’infermiera inglese Edith Cavell, condannata a morte dai tedeschi nell’ottobre 1915 per aver favorito la fuga dal Belgio
            invaso, dove prestava servizio come crocerossina, di numerosi soldati alleati rimasti tagliati fuori dai loro eserciti in ritirata. Nelle
            sue illustrazioni Corbella mise in evidenza i particolari più brutali e più angosciosi del processo e dell’esecuzione della crocerossina
            inglese. Dopo la guerra si occupò soprattutto di illustrazione e cartellonistica nel campo della pubblicità a Milano e, per il cinema,
            a Roma. Tornò a illustrare il mondo militare nel 1926 realizzando il manifesto per l’arruolamento nel Corpo reale equipaggi della
            Regia Marina, e nel 1934, lo stesso anno del concorso “La Guerra e la Vittoria”, con una serie di copertine per la rivista Esercito e
            Nazione. Uno degli ultimi manifesti disegnati da Corbella fu quello per il film Gilda, interpretato da Rita Hayworth, lo stesso che
            il protagonista di Ladri di biciclette di De Sica sta per attaccare alla parete quando gli rubano la bicicletta.


            ROMANO DAZZI (ROMA, 1905 – LA LIMA, POTENZA, 1976)
            Figlio dell’illustre scultore Arturo, fu un disegnatore precocissimo e partecipò a soli dieci anni a una rassegna d’arte infantile
            al Teatro dei Piccoli nella Capitale. Durante la guerra si appassionò ai soggetti militari e alcune sue figurazioni di assalti e di
            gesta eroiche, incentrate sul movimento, un tema che rimase una costante dell’intera produzione artistica di Dazzi, furono
            esposte, nel 1919, in una grande mostra alla Galleria d’Arte Bragaglia. La sua maturazione stilistica avvenne nel 1923 quando,
            invitato dal ministro delle Colonie Luigi Federzoni, si recò in Libia per documentare con una serie di disegni la spedizione
            militare italiana nel Nord Africa. Ormai artista affermato, ottenne nel 1928, insieme al pittore veneziano Giovanni Majoli,
            un’importante commissione pubblica per la realizzazione dei grandi affreschi dell’Aula Magna dell’Accademia di Educazione
            Fisica al Foro Mussolini a Roma. In questa occasione poté così riprendere e approfondire lo studio del movimento, una
            ricerca che lo aveva attratto già in precedenza nella realizzazione dei disegni e dei cartoni preparatori che gli valsero poi, nel
            1936 a Berlino, il premio di pittura per le Olimpiadi. Poche davvero furono le sue esperienze nell’incisione; probabilmente
            l’opera 72° Reparto d’assalto con cui partecipò al concorso della Regina costituì la sua prova migliore nel campo delle litografie.
            Nel secondo dopoguerra abbandonò quasi completamente la sua attività artistica.

            TRIESTE DEL GROSSO (CHIETI, 1915 – IVI, 1943)

            Nacque in una famiglia di sinceri sentimenti patriottici, il suo nome di battesimo era collegato alla guerra in corso per liberare
            con Trieste le terre irredente. Dopo essersi diplomato al liceo scientifico della sua città, si recò a Roma per frequentare l’Ac-
            cademia di Belle Arti. Dotato di indubbio talento artistico partecipò con successo a soli diciannove anni al concorso “La
            Guerra e la Vittoria” e successivamente, nel 1936, accolse l’invito della federazione fascista di Chieti di celebrare, il 9 maggio
            1936, la nascita dell’Impero dell’Africa Orientale Italiana realizzando il busto bronzeo dell’esploratore teatino Giovanni Chia-
            rini, morto nel 1879 all’età di trent’anni durante un viaggio della Società Geografica Italiana nella regione etiopica dello Scioà.
            Nel corso della Seconda guerra mondiale Del Grosso partecipò alla campagna di Grecia come capitano di artiglieria nel 13°
            Reggimento della Brigata Pinerolo. Ferito, rientrò in Italia e fu ricoverato all’ospedale militare di Chieti. Dopo l’8 settembre
            1943 si unì alle formazioni partigiane per la lotta contro i nazifascisti nella Banda Palombaro. In dicembre partecipò a una
            riunione per incontrare due ufficiali inglesi: era un tranello e Trieste Del Grosso rimase ucciso durante l’irruzione delle SS.
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